Una piccola azienda fondata nel 1965 ad Albino, in Val Seriana, nei pressi di Bergamo, che nel tempo si trasforma in un grande gruppo con un fatturato complessivo di 350 milioni circa. In poco più di cinquant’anni, una cosa non è cambiata: la Fassi Gru è rimasta un’azienda a conduzione familiare. Giovanni Fassi, oggi presidente, è figlio del fondatore Franco, scomparso lo scorso agosto. Fu lui ad avere l’intuizione di lasciare il settore del trasporto legnami per puntare sulle gru da sollevamento materiali.
L’innovazione è stato il filo rosso che ha portato il gruppo a crescere, senza l’ingresso di capitali esterni. Spiega Fassi: «Di sicuro ci hanno aiutato le idee: senza quelle non si va da nessuna parte. Però abbiamo scelto di condurre l’azienda in modo da poter fare acquisizioni all’estero: in Svezia e in Francia, per esempio». Si tratta dell’acquisizione della svedese Cranab nel 2014 e del raggiungimento della quota di maggioranza in Ctelm, tramite la sussidiaria Fassi France. Il gruppo si compone di una rete di sei aziende e tredici stabilimenti, che producono il 90% dei componenti delle gru: «All’inizio è stata una scelta obbligata, dato che era un settore nascente, ma siamo sempre in grado di fare tutto, a parte alcuni componenti come i tubi. Da un po’ possiamo produrre anche i sensori di movimento», dice il presidente. Oggi le macchine di Fassi non si usano solo per l’edilizia. «Grazie alle acquisizioni siamo entrati anche nel settore forestale, con la potatura degli alberi, ma anche nel riciclaggio di rifiuti».
La proposta è anche altamente personalizzata, grazie al Fassi Installation Program: «In supporto alla rete di vendita abbiamo fornito un applicativo che mostra le diverse possibilità di ogni modello, per mostrare al cliente quale possa essere la scelta migliore», spiega Fassi.
Infine, la formazione: l’azienda tiene corsi preparatori per gruisti e per tecnici: «Gli operatori, che già devono avere un patentino per legge, necessitano di una formazione specifica. E anche i tecnici e i venditori devono essere informati sul funzionamento delle gru, per capire come aggiustarle e cosa stanno proponendo al potenziale cliente», conclude il presidente.
*L’Economia, 24 febbraio 2020