«Ma siete proprio sicuri che Patuanelli sia dei Cinque Stelle?». Uscendo dalla sede dell’Assolombarda, dove in 500 si erano radunati per assistere al confronto tra il ministro e il presidente Carlo Bonomi, gli imprenditori si lasciavano andare a questo tipo di battute. Se infatti il predecessore al Mise, Luigi Di Maio, trattava gli industriali come «prenditori» e aveva cassato Industria 4.0, l’ingegnere triestino Stefano Patuanelli ha usato tutt’altro registro. Nell’elogio dei corpi intermedi sembrava che parlasse un sociologo del Censis. «Dobbiamo fare capire a tutti che al centro della società c’è l’impresa. Senza creare ricchezza non c’è redistribuzione né welfare. E comprendo bene che abbiate bisogno di un Mise che stia dalla vostra parte». Il che detto da un esponente di punta del partito che ha voluto a tutti i costi il reddito di cittadinanza qualche effetto in platea lo ha prodotto. Al punto che anche Bonomi in sala stampa si è concesso una battuta: «Il ministro e io sembravamo Bartali e Coppi. Durante l’incontro gli ho passato l’acqua. Ora dobbiamo capire chi è Bartali e chi è Coppi».
Prima del passaggio della borraccia Bonomi aveva assicurato a Patuanelli che «a noi non interessa il colore politico dei ministri, le chiediamo solo di lavorare assieme per sventare il precipizio della recessione». Per raggiungere l’obiettivo però bisogna parlare di produttività e forse smetterla di pensare che il motore elettrico sia l’unica tecnologia a cui tendere, anche se penalizzerà la componentistica italiana.
Nel suo intervento di captatio benevolentiae Patuanelli ha sostenuto che un’alleanza tra governo e corpi intermedi «ci rende più forti a Bruxelles», ha fatto autocritica sulla plastic tax («non era la strada giusta») e promesso di stabilizzare gli incentivi per evitare una politica industriale improvvisata anno per anno e darsi invece una visione a lungo raggio. E comunque ha assicurato: «Al Mise i soldi ci sono, ma spesso non riusciamo a spenderli». In un unico passaggio Patuanelli è tornato improvvisamente grillino, quando a proposito di Tav ha sostenuto, con il puntiglio dell’ingegnere, che la Torino-Lione è un’opera inutile «nata 29 anni fa con le previsioni di traffico di allora». Meglio sarebbe invece agire sui veri colli di bottiglia come il potenziamento della ferrovia Trieste-Mestre. Ultimo messaggio indirizzato a Mittal: «Se il piano per Taranto non va bene lo facciamo con altri».