Il calendario, d’accordo. Con il possibile ponte che coinvolge venerdì 27 dicembre a frenare un poco il dato. Inezie, tuttavia, in un quadro che per la produzione industriale resta fortemente negativo. I dati di dicembre, un calo congiunturale del 2,7%, del 4,3% su base annua, non fanno che aggravare un trend purtroppo avviato da tempo, una discesa quasi continua che prosegue con poche varianti dall’inizio del 2018. Con la sola eccezione di febbraio, in tutti i mesi del 2019 i valori tendenziali sono stati in calo, portando in rosso dell’1,3% il bilancio dell’intero anno, prima riduzione dell’output industriale registrata dal lontano 2014. Frenata preoccupante perché diffusa a quasi tutti i settori, con poche limitate eccezioni (alimentare ed elettronica) a fronte di una moltitudine di segni meno, tanto nel mese che per l’intero anno. Difficile del resto prevedere dati diversi dopo aver visto la stima Istat per il Pil del quarto trimestre, un calo dello 0,3% condizionato in particolare proprio dalla riduzione del valore aggiunto dell’industria. Che i dati di dicembre confermano.
A frenare le imprese è un mix di fattori, in primis di natura internazionale. Dicembre è stato pessimo anche per il resto d’Europa, con l’output francese a cedere su base annua tre punti, quello tedesca poco meno di sette. Europa meno tonica anche nelle vendite estere, per quanto l’export tricolore si appresti a chiudere l’anno ancora in crescita. Progresso (+2,1% tra gennaio e novembre) che tuttavia risulta quasi dimezzato rispetto al 2018, così come ridimensionati sono i numeri di Francia e Germania. Rallentamento globale che solo da qui in avanti potrà essere correlato agli effetti collaterali del coronavirus e che si è alimentato invece finora con altri fattori di incertezza: Brexit, guerra commerciale tra Usa e Cina, difficoltà dell’auto. Con immatricolazioni in calo ovunque ad eccezione di Europa e Brasile e un’emorragia di oltre due milioni di unità soltanto a Pechino. Non stupisce così che i settori più colpiti della nostra economia vi sia l’area della meccanica e della componentistica, prodotti che entrano nelle catene di fornitura di altri paesi, Germania in primis. Che anche nel 2019 ha proseguito il trend di calo della produzione di auto avviato nel quarto trimestre del 2018, arrivando lo scorso anno a ridurre il proprio output del 9%, ben 460mila vetture.
Se in generale le guerre commerciali scoraggiano nuovi investimenti, dunque in prima battuta i nuovi progetti che includono beni strumentali, la frenata dell’auto aggiunge sabbia negli ingranaggi per alcune tipologie specifiche, in particolare i robot, che nelle quattro ruote vedono il proprio primo mercato di sbocco. I risultati dell’intero settore dei macchinari (-7,7% nel mese, -2,9% per l’intero anno)testimoniano questa difficoltà, che a giudicare dai dati sulla raccolta ordini, in caduta in Italia ma soprattutto oltreconfine, prevedibilmente proseguirà anche nei prossimi mesi. Se i dati sulla produzione non sono esaltanti, altrettanto accade nei ricavi, con Prometeia e Intesa Sanpaolo a stimare un 2019 in calo: -0,2% il bilancio tra gennaio e novembre. E se è vero che le ultime rilevazioni sulla fiducia del mese di gennaio mostrano per la verità qualche timido segnale positivo sia per i consumatori che per la manifattura, va ricordato che la raccolta dei dati avviene nella prima parte del mese, a gennaio prima che si diffondessero in Italia le notizie sulla gravità del virus. Lo stesso Mef, in una nota in cui evidenzia l’impatto della domanda internazionale e del calendario sui dati di dicembre, spiega come sia prevedibile alla luce degli indicatori un significativo miglioramento a gennaio, che proprio a causa del virus potrebbe poi interrompersi a febbraio. L’ipotesi è quella di una ripresa dell’economia internazionale nel secondo trimestre. La strategia di politica economica per il 2020 – prosegue la nota – incentrata sul taglio del cuneo fiscale e sugli investimenti pubblici, appare ancora più necessaria. L’obiettivo, quello di utilizzare in tempi rapidi le maggiori risorse disponibili, sarà al centro della riunione odierna al Mef sul piano di investimenti per la sostenibilità ambientale.