Un piccolo passo indietro del governo, questa volta ufficiale, che ha deciso di non emendare il decreto Milleproroghe ma di presentare, a meno di sorprese, un provvedimento autonomo sulla prescrizione, da varare insieme alla riforma del processo penale, probabilmente domani in Consiglio dei ministri.
Un gesto apprezzato da Renzi, ma che non rasserena le acque, tanto che nel pomeriggio nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera per la seconda volta nel giro di pochi mesi i deputati di Italia viva votano con l’opposizione.
Non passa l’emendamento Magi, di +Europa (per soli due voti 42 a 44), mentre il voto sul lodo Annibali, proprio di Italia viva (entrambi puntavano a sterilizzare l’entrata in vigore della riforma Bonafede) viene rinviato a oggi, dopo una seduta tormentata, sospesa e poi ripresa in serata.
Alla fine la soluzione scelta dalla maggioranza dovrebbe essere quella di un disegno di legge per recepire così l’intesa raggiunta pochi giorni fa tra M5S, Pd e Leu.
Insomma la partita è ancora aperta nonostante la parziale schiarita di ieri: «La decisione del governo di non inserire il lodo Conte sulla prescrizione nel Milleproroghe mi sembra un gesto di buon senso, che evita forzature e spaccature. Lo apprezzo, è una prima vittoria, nonostante Zingaretti si sia messo a inseguire il giustizialismo grillino», dichiara proprio Matteo Renzi.
Ma resta il fatto che prima o poi ci sarà un voto in Parlamento sulle correzioni alla prescrizione adottate dalla maggioranza e, almeno al Senato, la maggioranza potrebbe andare sotto, vista la posizione apparentemente granitica, sul merito, di Italia viva.
«Quando arriverà la legge sulla prescrizione in Aula noi voteremo coerenti con le nostre idee e il garantismo che ci caratterizza», aggiunge Renzi. «Faremo fino in fondo la nostra parte per garantire il diritto dei cittadini», rincara la dose Teresa Bellanova, ministro delle Politiche agricole e capodelegazione di Italia viva al governo. E poi aggiunge rivolgendosi a Conte: «Il presidente deve assumersi la responsabilità di decidere se ci sono le condizioni per andare avanti, se una maggioranza è composta da quattro forze politiche si deve trovare la sintesi tra tutte».
A fine giornata il premier Giuseppe Conte, che nel pomeriggio ha avuto un colloquio con il presidente della Camera Roberto Fico, commenta con i suoi collaboratori: «La politica non può avere il volto dell’arroganza e dell’imposizione, così si rischia di bloccare il Paese».
Delle polemiche si lamenta anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Basta con questo tormentone sulla prescrizione. Le priorità sono altre». Mentre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede risponde alle minacce di sfiducia di Renzi: «Non ho commenti da fare su queste dichiarazioni . Molestare quotidianamente i cittadini con minacce e risse e toni di un certo tipo è sbagliato».