Del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte pensa che a marzo, dopo gli Stati generali, «sarà rigenerato. A livello territoriale M5S non ha mai brillato». Il bilancio del voto regionale? «La prospettiva di governo è di più ampio respiro: dobbiamo lavorare per contrastare queste destre. Mi auguro che si possa rafforzare un ampio fronte progressista, riformista, alternativo alle destre». Chi ha vinto e chi ha perso? «C’è che ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale. Mi riferisco a Salvini, che esce come il grande sconfitto di questa competizione. I cittadini lo hanno inteso come referendum su di lui».
Il presidente del Consiglio il giorno dopo il voto, prima per strada con i cronisti, poi ospite negli studi Otto e mezzo su La7, non vede nuvole all’orizzonte, difende la riorganizzazione in atto del Movimento, dice di non vedere l’ora «di scrivere, nei prossimi giorni, l’agenda del governo sino 2023». È convinto che la Lega «ha iniziato una parabola discendente».
L’attacco contro Salvini, che gli suggerisce di prendere più camomilla, è su più fronti, politici e personali: «Salvini è come un giocatore che si butta per terra e dice che è stato insultato. Lui ha impostato la sua campagna elettorale in un certo modo ed è stato sconfitto. I citofonatori sono rimasti a casa».
E ancora, su uno degli episodi più discussi della campagna elettorale di Salvini: «È indegno andare in giro a citofonare additando singoli cittadini. Mi ricorda pratiche oscurantiste del passato: è un dagli all’untore che non possiamo accettare, tantomeno da chi per 15 mesi ha fatto il ministro dell’Interno e aveva una grande responsabilità di perseguire quei reati e ora ha una grande responsabilità come leader d’opposizione. Sono strappi istituzionali».
Voto disgiunto
«Cosa avrei fatto in Emilia-Romagna? Forse mi sarei affidato al voto disgiunto»
In vista della verifica che dovrà fare fra qualche giorno con le forze della maggioranza: «Non vedo l’ora di individuare le priorità, un cronoprogramma e un’agenda da definire nel dettaglio per il 2023. Non possiamo più permetterci smarcamenti, di piantare bandierine, la gente ci chiede azione». E sul referendum di conferma al taglio dei parlamentari, fissato ieri dal governo il 29 marzo, «non mi preoccupa. Siamo fiduciosi che ci sia un ampio schieramento dei cittadini a favore di questa riforma».
Poi lancia anche l’idea di uno spazio politico congiunto fra Pd e Movimento 5 stelle: «Scegliete voi come chiamare questa prospettiva, se progressista, riformista? Io non ho velleità di fondare un partito o un movimento, mi piacerebbe però che si creasse un’area innovatrice per lo sviluppo sostenibile, aperta dove potrebbe trovare spazio anche il M5S, che non amano contrapposizioni destra-sinistra. Un’area ove si potrebbe lavorare per un’Italia più verde, digitalizzata».
Come avrei votato in Emilia? «Beh, forse mi sarei affidato al voto disgiunto». Mentre alla domanda sulla divergenza fra rapporti di forza in Parlamento e le elezioni regionali: «Per avere una piena rispondenza del Parlamento al popolo, bisognerebbe votare ogni mese, non si può».
Il Movimento
«A livello territoriale non ha mai brillato Dopo gli Stati generali sarà rigenerato»