Il fallimento di Autostrade per l’Italia? Possibile. Il contagio del debito di 38 miliardi di euro in capo alla controllante Atlantia e un maremoto finanziario su scala planetaria? Possibile. La rottura del patto con il costruttore spagnolo Florentino Perez, che ha condotto alla acquisizione del 50% di Abertis da parte di Atlantia? Possibile. La decisione di separarsi da parte degli eredi dei fondatori Carlo e Gilberto (morti entrambi lo scorso anno), Giuliana e Luciano, e dunque sciogliere la cassaforte comune chiamata Edizione Holding, da cui dipende un impero che al 31 dicembre 2018 era forte di attivi per 87,5 miliardi, con un net asset value di 10,2 miliardi e utili netti per 197 milioni? Sì, anche questo, alle prese con una vera tempesta perfetta dopo il crollo del ponte Morandi. La benettoneide in questa fase è densa di incognite, variabili, insidie fatali.Azioni di contrasto Ma rispetto a tutte queste evenienze/possibilità sono in corso azioni di contrasto. I prossimi sei mesi saranno decisivi, per capire quale volto assumerà la presenza della famiglia veneta sul piano dell’economia (e in particolare delle partecipazioni in società che si occupano di infrastrutture). Decisiva la composizione del prossimo consiglio di amministrazione di Edizione, in scadenza a giugno. Decisiva la strategia che gli azionisti assegneranno al prossimo amministratore delegato. Decisiva la conferma o meno dell’attuale presidente, Gianni Mion, grand commis alla corte di Ponzano Veneto dal 1986 e probabilmente figura insostituibile ancor oggi nella mediazione tra i quattro rami familiari. Ma più a breve, determinante appare l’epilogo del braccio di ferro con il governo: se dovesse essere mantenuto l’impianto del decreto mille proroghe, entro fine febbraio Aspi di sicuro restituirà le concessioni e chiederà l’annesso miliardario indennizzo. Ovvio immaginare contenziosi senza fine, altrettanto scontato il default della società schiacciata dal peso di 10,5 miliardi di debito e dalla fisiologica richiesta di rimborso da parte dei sottoscrittori dei bond (tra questi anche Cdp e Bei con 2,2 miliardi garantiti da Atlantia). Scilla e CariddiSe transiterà indenne attraverso Scilla (i bond holder che attendono la restituzione di 23 miliardi) e Cariddi (M5S e il premier Conte, imbufalito per il mancato soccorso di Atlantia al capezzale di Alitalia), allora la nave prenderà rotte del tutto nuove. Finita la stagione dei Benetton dominanti in tutte le società di cui sono azionisti, subentra il tempo della ricerca di altri soci finanziari compagni di strada, nomi protagonisti sulla scena internazionale. Aspi, il primo passoSi comincia con Aspi, che è la madre di tutte le questioni. Da almeno un anno e mezzo pende l’ipotesi di un ingresso di Cdp nel capitale, magari più probabile appare piuttosto che entri F2i per il suo profilo più operativo. Ma quel che conta è la deliberata e dichiarata volontà di voltare pagina: ne sono segni il radicale cambio di management, il piano straordinario di manutenzioni e nuove infrastrutture per 7, 5 miliardi (implicita ammissione del fatto che i piani precedenti erano troppo poca cosa a fronte degli incassi ai caselli), l’apertura del capitale e il maggior coinvolgimento dei soci finanziari più pesanti già presenti. Parliamo dei fondi di Allianz e del fondo dello Stato cinese Silk Road (entrambi assai irritati per la rigidità del governo manifestata nel decreto milleproroghe, tanto da protestare formalmente con Conte e con la commissione europea). La parola chiave del nuovo corso in casa Benetton è “condivisione”. La condivisione con il governo di un percorso di superamento della emergenza post Morandi è la premessa di ogni altra mossa. Ma i contatti sono in corso per ridefinire radicalmente geografia e peso specifico di Edizione in un impero che nel nome di Atlantia – primo gruppo al mondo nel settore autostradale e tra i maggiori nel campo delle infrastrutture al mondo – ha il suo perno. Le porte dell’impero sono state aperte ai piani inferiori, a partire come detto da Aspi.Telepass e ADrLa data room per accogliere nuovi soci in Telepass è aperta. Atlantia sta selezionando tra grandi fondi di investimento e uno dei maggiori operatori aeroportuali europei i partners che entreranno in Aeroporti di Roma (AdR). La crescita per acquisizioni di Cellnex comporterà ingentissima finanza, di cui i soci Adia e Gsi dispongono e che sosterranno; i Benetton potrebbero diluirsi nei prossimi aumenti di capitale. La società che gestisce il patrimonio immobiliare prudentemente accumulato in 50 anni di crescita arrembante intraprenderà una stagione di joint venture con operatori real estate. Florentino Perez rumoreggia da Madrid, poiché ritiene che le condizioni di annessione di Abertis in Atlantia siano state tradite dal tracollo post Morandi, e vorrebbe ridiscutere pesi e ruoli. Si chiama governance e dipende anche dalla reputazione, oltre che dai denari. la partita abertisIn tema di reputazione i Benetton hanno una montagna da scalare a mani nude, e lo sanno. Nel passato il nome Benetton generava simpatia e fiducia, tanto che per esempio – raccontano oggi con nostalgia – veniva offerto loro Gucci per quattro lire, oggi avviene esattamente l’inverso. Così non viene esclusa nemmeno la riapertura di un confronto con Perez per Abertis. Anche perché la fusione tra Atlantia e Abertis non è quasi partita, basti guardare la divisione che permane delle rispettive attività autostradali in Cile e pure in Italia. Abertis intanto sta partecipando alla gara per la concessionaria autostradale portoghese Brisa, segno che c’è vita nell’impero. Torniamo a Atlantia. Il nuovo amministratore delegato, Carlo Bertazzo, uomo di fiducia da un quarto di secolo della famiglia e di Mion, ha un mandato semplice da dire: non deve più fare il gestore delle autostrade, ma sovrintendere alla holding e accompagnarla alla natura di public company, coinvolgendo a fondo i soci attuali e i futuri. Di futuri molto importanti alla porta ve ne sono a iosa. Perché Atlantia ha lo status per affermarsi ancor più come operatore mondiale nel campo delle infrastrutture e dunque non solo autostrade e aeroporti, ma anche reti elettriche, logistica, energia. cambio di strategiaFondi pensione e fondi sovrani dei maggiori sulla scena internazionale stanno guardando Atlantia per tre ragioni: i fondamentali del patrimonio sono importanti; i valori post Morandi sono interessanti; i Benetton sono disposti a condividere e a diluire le loro quote. Qui sta il cambio radicale di attitudine e di orientamento strategico. Anche per Autogrill dovrà ripartire il tempo delle acquisizioni e integrazioni, sapendo per esempio che per esplorare il campo della ristorazione urbana occorrerebbe un socio che vi abbia specifica competenza. Resta fuori dal perimetro delle aziende da condividere con altri soci solo United Colors, da cui tutto ebbe origine. Perché qui il fondatore Luciano Benetton ha in corso il tentativo di recuperare la formula del mito e del successo antico. L’incognita dei figliNaturalmente occorrerà vedere come sapranno stare assieme i figli dei quattro fondatori, che hanno saputo creare dal nulla il loro impero colorato essenzialmente sulla fiducia e sui silenzi; i figli dovranno parlarsi e condividere, magari non andranno a mangiare una pizza assieme per favorire il dialogo e però dovranno imparare a stare assieme. Esercizio complicato, essendo appena una dozzina. Dovranno dirsi anche quale politica dei dividendi si aspettano da Edizione e cosa vogliono i rispettivi family office. E qui torna il tema del prossimo board di Edizione, dove i consiglieri indipendenti uscenti – Fabio Cerchiai, Giovanni Costa e Gianni Mion – insieme compongono 220 anni di età e dunque non possono essere il futuro accanto ai quattro esponenti della seconda generazione. Chi sarà dunque il prossimo timoniere? —