Il primo obiettivo erano 5 milioni di persone da far uscire dalla povertà per farle poi rientrare nel mondo del lavoro. A poco meno di un anno dalla partenza invece, il reddito di cittadinanza, misura voluta dal Movimento Cinque Stelle, ha coinvolto 2,5 milioni di beneficiari che ricevono il sussidio mensile attraverso la «card» gialla ricaricabile di Poste Italiane e sono entrati nel percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. L’assegno medio è di circa 500 euro (493) e Campania e Sicilia risultano le regioni con il maggior numero di beneficiari — 574mila e 466mila — con il Sud che detiene il 56% delle richieste totali e anche l’importo più alto del 7%. Dal Nord le richieste arrivano da 463mila famiglie (28%) e Piemonte, Lombardia e Veneto insieme arrivano a 188.000 famiglie beneficiarie. L’Emilia si ferma a 39.170. Dal Centro Italia le richieste sono state 268mila (16%), mentre gli importi sono rispettivamente più bassi del 14 e dell’8%. Solo l’1% dei beneficiari riceve oltre 1.200 euro al mese.
I nuovi dati del sostegno partito lo scorso aprile sono stati diffusi dall’Osservatorio Inps in base alle domande arrivate al 7 gennaio 2020. È una vera e propria fotografia del sussidio con 1,6 milioni di domande presentate: 1,1 sono state accolte, quasi 500mila invece sono state rifiutate. E si scopre che la misura è percepita al 90% da italiani, mentre solo il 6% degli extracomunitari ne beneficia. Il 36% delle famiglie beneficiarie è composto anche da un minore, mentre i nuclei con disabili sono 214mila, cioè il 20% delle persone interessate dal reddito.
Nonostante i numeri, le associazioni dei consumatori parlano di «flop» del reddito di cittadinanza. Ma, nonostante gli annunci dei Cinque Stelle, un anno fa, le prime stime dell’Inps contavano circa 2,3 milioni di beneficiari. Ma non è escluso che il governo metta in campo dei correttivi, soprattutto per evitare che la misura diventi un disincentivo al lavoro. All’inizio dello scorso dicembre, in 18 mila avevano trovato un’occupazione e in 200mila erano stati presi in carico dai centri per l’impiego.
Nel frattempo però il 30% delle imprese si dichiara in perdita. Secondo i dati diffusi dal ministero delle Finanze sulle dichiarazioni Ires e Irap dell’anno d’imposta 2017, solo il 63% delle società ha dichiarato un reddito d’impresa rilevante ai fini del pagamento dell’Ires, mentre il 7% ha chiuso in pareggio. Male quindi per un’impresa su tre (+1,4% rispetto al 2016) con la contrazione che ha colpito soprattutto le persone fisiche(-7,3%) e le società di persone (-4,3%). Per le società di capitali (in aumento del 2,7% rispetto al 2016), il reddito fiscale dichiarato è stato pari a 173,3 miliardi di euro con un imponibile di 143,1 miliardi, ma solo il 58,5% ha dichiarato un’imposta.