Presidente Giuseppe Conte, sulla Libia si è ottenuto un primo traguardo con la tregua ma sembra che l’Italia abbia perso terreno rispetto ad altri attori, come Turchia e Russia. Lei avverte questa fragilità e, se sì, come rimediare?
«L’incisività e la credibilità dell’Italia in politica estera è fuori discussione e con la Libia siamo in prima linea. Parliamo con tutti non per ambiguità, ma perché alimentiamo il dialogo ribadendo a tutti la nostra posizione, limpida e trasparente, politicamente insuperabile: la guerra allontana la prosperità e il benessere del popolo libico, e se alimentata da attori esterni rischia di allontanare anche la prospettiva dell’unità e dell’autonomia della Libia».
Quali scenari si aprono ora?
«Dobbiamo lavorare tutti per una soluzione politica, preparandoci all’appuntamento di Berlino. Dobbiamo tutti approfittare di questo “cessate il fuoco” per contrastare l’opzione militare. A Mosca Sarraj e Haftar saranno chiamati a siglare questa tregua. Ora non ha importanza una rincorsa per rivendicare primati, ma è importante il coordinamento di tutti i soggetti. Le mie telefonate e le mie visite servono a questo: a ribadire l’importanza di questa tregua per indirizzare il processo politico. L’Italia continuerà ad avere una influenza centrale, stiamo lavorando anche per rafforzare il ruolo dell’Unione europea. La mia visita in Turchia e in Egitto serve perché tutti abbiano un’agenda comune in vista della conferenza di Berlino».
Che peso avrà il voto in Emilia-Romagna? Perché la verifica è slittata a dopo?
«Questo voto è importante, ma rimane espressione di una comunità regionale e non decide del destino del governo nazionale. Quanto alla verifica, si tratterà più esattamente di un “confronto” con le varie forze di maggioranza per impostare l’Agenda 2023, sulla base di alcune priorità che io stesso ho individuato. Da un primo scambio con le forze politiche ho compreso che conviene attendere ancora alcuni giorni per dare il tempo a tutti di elaborare un’ampia riflessione. Oggi parte la riflessione interna al Pd. Anche il M5S sta completando un’opera di riorganizzazione interna e chiede alcuni giorni per offrire il proprio contributo. È ragionevole che il confronto slitterà alla fine di questo mese. Ma questo non è un male. L’importante è ripartire con maggiore coesione, chiarezza di obiettivi, massima determinazione. Vogliamo che l’Italia torni a correre».
Il referendum sul taglio dei parlamentari — con il contributo della Lega — è un punto a favore del partito del voto anticipato?
«Mi limito a osservare che sollecitare il pronunciamento dei cittadini è cosa in sé pienamente legittima, soprattutto rispetto a una riforma costituzionale così importante. Se però questo percorso referendario viene sollecitato anche da partiti, come la Lega, che sin qui hanno sostenuto questa riforma e adesso provano a metterla in discussione sperando di destabilizzare il governo, allora vi è qualcosa che non torna. Non credo che i cittadini premieranno espedienti ispirati a mera convenienza elettorale».
Avete detto che volete tagliare le tasse. Ma nella prossima manovra ci sono già 20 miliardi di clausole di salvaguardia. Sarà inevitabile far salire l’Iva su alcuni prodotti e tagliare le agevolazioni fiscali?
«In soli tre mesi siamo riusciti a trovare 23 miliardi e, allo stesso tempo, abbiamo ridotto il carico fiscale per lavoratori, famiglie e imprese: in un anno faremo molto di più e l’Iva non aumenterà. Realizzeremo un’ampia riforma dell’Irpef e accelereremo il piano degli investimenti, creando una più intensa sinergia tra pubblico e privato. Confidiamo molto nei frutti dell’azione di lotta all’evasione. Anche per questo abbiamo investito ben 3 miliardi di euro per incentivare i pagamenti digitali, perché se tutti pagano le tasse, tutti pagheranno meno. Avremo anche più tempo per operare un’oculata revisione delle spese improduttive».
Lei è già al lavoro sulla definizione del cosiddetto cronoprogramma. Ci può anticipare una delle misure chiave?
«Un efficace volano per l’economia del nostro Paese è la semplificazione di tutti procedimenti amministrativi. Dobbiamo rendere più efficiente l’intervento dei pubblici uffici. Purtroppo si è affermato un modello inefficiente, secondo cui più controlli ci sono e più garanzie abbiamo di tutelare l’interesse pubblico. Non è affatto vero. Per tutelare l’interesse pubblico occorrono controlli rigorosi ed efficaci, che proprio per questo non devono moltiplicarsi inutilmente. In alcuni casi può tornare utile il “modello Genova”, dove la ricostruzione del Ponte Morandi e il rilancio delle varie opere connesse si sta rivelando un’efficace “scossa” anche per l’economia locale. Mi piacerebbe anche realizzare un Piano Casa specificamente dedicato alle giovani coppie: abbiamo un grande patrimonio immobiliare pubblico spesso inutilizzato che può essere trasformato in un nuovo modello di edilizia residenziale, aiutando le famiglie e contrastando la denatalità».
Il M5S si decompone rispetto al monolite originario. C’è chi ritiene imminente un passo indietro di Di Maio.
«Di Maio ha smentito questa ipotesi. Il Movimento è nel pieno di un processo di riorganizzazione interna e si prepara per gli stati generali. Non tiriamo per la giacca Di Maio e lasciamo al Movimento il tempo di completare serenamente questo processo. Sono sicuro che questo confronto interno sarà ampio e sereno e porterà nuova linfa politica, utile ad assicurare evoluzione positiva al Movimento».
Sul dossier Alitalia si rischia l’eutanasia del vettore tricolore. Esiste un piano B?
«Nessuna eutanasia. È venuto però il momento di lavorare a una seria opera di ristrutturazione che ponga la compagnia in grado di poter competere efficacemente sul mercato dei trasporti. Il sentiero è l’unico realmente perseguibile».
Quando deciderete su Autostrade? Con il decreto Milleproroghe avete modificato le regole, ma vi siete posti il problema che gli investitori devono poter contare sulla certezza del diritto?
«La decisione arriverà presto e poggerà su solide basi tecnico-giuridiche. Ormai è evidente che sono emerse gravissime inadempienze nella gestione delle infrastrutture autostradali. La vocazione di questo governo è di tutelare l’interesse pubblico, non di assicurare un futuro vantaggioso ai concessionari privati, tanto più se inadempienti. Gli investitori stranieri sanno che anche nei rispettivi Paesi di provenienza vi sono sistemi legali che prevedono rimedi molto severi in caso di breach of contract, di inadempimenti così gravi. Quando poi ci sono interessi pubblici così evidenti e 43 vittime eviterei di richiamare a sproposito formule come “certezza del diritto” o “stato di diritto”. In uno stato di diritto la sicurezza dei cittadini è al primo posto. Punto».
Il «piano green» della Ue servirà a cofinanziare la ristrutturazione di Ilva?
«In settimana la Commissione presenterà il piano per la transizione energetica. Ci stiamo adoperando perché l’Ilva sia al centro di questo piano green. Con ArcelorMittal c’è un tavolo negoziale che confido completerà a breve i suoi lavori. L’obiettivo è ambizioso: rilanciare lo stabilimento di Taranto orientandolo verso le energie pulite, salvaguardare i posti di lavoro, rinforzare il piano di risanamento ambientale. Siamo impegnati per risolvere questa crisi, anche attraverso un mirato intervento dello Stato».
Sul caso Gregoretti lei sapeva o meno dei passi compiuti dal Viminale?
«Tutta la fase decisionale riguardante lo sbarco è stata gestita dall’allora ministro dell’Interno, che l’ha anche rivendicata, come attestano le dichiarazioni pubbliche dell’epoca. Peraltro la vicenda risale al luglio 2019, quando era già in vigore il cosiddetto decreto “sicurezza bis”, fortemente voluto dal ministro Salvini proprio allo scopo di rafforzare la competenza del Viminale. Quanto invece alle attività di redistribuzione dei migranti, mi è stata sollecitata la disponibilità a farmene carico ed è per questo che è stato coinvolto l’Ufficio diplomatico della Presidenza del Consiglio. Se qualcuno mi contesta il generale indirizzo politico sul tema delle migrazioni, sono pronto a risponderne. Le mie posizioni sul punto, formali e informali, sono tutte documentate e non è mia abitudine sottrarmi alle responsabilità. Se però devo rispondere della specifica decisione riguardante lo sbarco di una nostra nave in un nostro porto, non posso affermare di essere stato coinvolto se questo non è avvenuto».
Quota 100 scade alla fine del 2021. La cambierete?
«Quota 100 è una misura che abbiamo confermato, ma in vista della scadenza torneremo a confrontarci per assumere le decisioni più opportune. Il ministro Catalfo è già al lavoro per avviare un percorso organico di riforma della previdenza. La mia preferenza l’ho già chiaramente espressa: mi piacerebbe lavorare alla distinzione tra lavori usuranti e lavori non usuranti per poi operare, sulla base di questa distinzione, una revisione dell’intero sistema pensionistico».