Un’ora di conversazione, fra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è servita a fare il punto sui rispettivi contatti e sulla strategia diplomatica italiana, ma non ha prodotto grandi risultati sul fronte che appare più scoperto, il rapporto dell’Italia con Fayez Sarraj, che sembra al momento compromesso a causa dell’incontro di due giorni fa del premier con il generale Haftar.
Dopo il tour di Di Maio fra Turchia, Algeria e Tunisia, da lunedì toccherà a Conte avere contatti diretti in una due giorni che lo porterà prima ad Istanbul, per un incontro con Erdogan, quindi al Cairo, per vedere Al Sisi, quindi infine negli Emirati arabi uniti. Un ulteriore tentativo della nostra diplomazia di ritagliarsi un ruolo non secondario, dopo l’incidente diplomatico con il governo legittimo della Libia, che continua ad avere contatti con Roma.
La gaffe diplomatica di due giorni fa non si è ancora sanata. Finora Sarraj ha risposto picche a tutti i tentativi di contatto o di incontro da parte del nostro governo, si è legato al dito l’incontro di tre ore con il suo nemico Haftar, avvenuto a Palazzo Chigi mentre lui sorvolava Roma senza fermarsi, come promesso in un primo momento.
Sarraj, secondo fonti libiche, sarebbe molto irritato con Roma, alla quale anche oggi ha lanciato un segnale chiaro: il ministro dell’Interno Fathi Bishaga ha infatti percorso, sullo stesso aereo che ieri non è atterrato nella capitale, il tragitto che avrebbe dovuto portare il premier libico in Italia. Giunto a Ciampino, avrebbe incontrato però solo l’ambasciatore Usa a Tunisi, Donald Blome; così come ha fatto anche Haftar, rimasto a Roma dopo l’incontro con Conte.
In Europa
Oggi si incontreranno
i ministri degli Esteri Ue Sul tavolo un possibile embargo delle armi
E non è meno confusa la situazione sul terreno, visto che la tregua invocata da Russia e Turchia, che sono impegnate in modo diretto in Libia, anche se su fronti opposti, non ha sortito finora alcun effetto: è stata accettata dal governo legittimo di Tripoli ma rifiutata dal generale Haftar.
A questo punto il tour diplomatico del presidente del Consiglio avrà la tappa forse decisiva in Egitto, per fare pressioni sulla possibilità di una tregua con il presidente egiziano, che da sempre sostiene il generale Haftar. Un compito non facile, visto che anche nelle tre ore trascorse due giorni fa a Palazzo Chigi il generale che controlla la Cirenaica ha rifiutato qualsiasi ipotesi di tregua sin quando non verranno disarmate le milizie, che considera terroriste, e che sostengono il governo di Sarraj.
In ogni caso il lavoro diplomatico del governo prosegue anche in Europa. Oggi si riuniranno i ministri degli Esteri della Ue e discuteranno, come chiesto dall’Italia, anche di Libia e della possibilità di un embargo sulle armi. Mentre Di Maio mercoledì prossimo riferirà alla Camera su Iran e Libia. Lo stesso Di Maio ieri ha sentito il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e il suo omologo tedesco Heiko Mass, tornando a ribadire la necessità di stabilire quanto prima una data per la conferenza di Berlino.
Ma il vertice a Palazzo Chigi è servito anche a fare il punto su un altro tema spinoso per il governo: le missioni estere. Conte ha ribadito che l’assetto non cambia, anche se resta certamente la massima attenzione per la sicurezza dei militari italiani. D’accordo il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, secondo il quale bisogna però «valutare la possibilità di riconfigurazione del nostro impegno, anche approfondendo la possibilità di rafforzare il ruolo della Nato».