Con 165 sì, 121 no e 2 astenuti l’Aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sul Meccanismo europeo di stabilità. Ma non è stata né una giornata tranquilla né priva di tensioni, con ben quattro membri dei 5 Stelle che a Palazzo Madama hanno votato in dissenso rispetto alla maggioranza, coerenti con il programma originario del Movimento, e con accuse incrociate fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sul «mercato delle vacche» che il primo starebbe conducendo fra le file del Movimento stesso. Il premier prima parla alla Camera (qui i sì al Mes sono 291 contro i 341 che il Conte II aveva incassato il giorno della fiducia), poi nel pomeriggio al Senato introduce i contenuti che si discuteranno al Consiglio europeo di oggi e domani, difende la riforma del Mes, dedicando almeno due passaggi ma sdrammatizzando il negoziato in corso a Bruxelles: «La revisione del trattato sul Mes non apporta modifiche sostanziali al trattato già esistente e — in particolare — non introduce, ed è nostra ferma intenzione che questo non accada, alcun automatismo nella ristrutturazione del debito di uno Stato, ma lascia alla Commissione europea il fondamentale ruolo di valutarne la sostenibilità e di assicurare la coerenza complessiva delle analisi macroeconomiche effettuate sui Paesi membri».
Conte rassicura il Parlamento anche dicendo che «l’Italia non ha nulla da temere anche perché il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali». In ogni caso, ed è quello che vogliono sentirsi dire i 5 Stelle, «la posizione del governo in sede europea sarà sempre coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere, nel caso di eventuale richiesta di attivazione del Mes il Parlamento sarà pienamente coinvolto, con una procedura chiara di coordinamento e di approvazione». Ma sono gli sbandamenti del Movimento a tenere banco, più al Senato che alla Camera. Luigi Di Maio attacca dall’Albania, dove si trova in visita di Stato: «Mi auguro che a questo mercato non partecipi nessuno, ma è evidente che dalla Lega stiamo vedendo quello che provava a fare Berlusconi ai tempi di De Gregorio, anche se non so in che modalità, c’è un mercato delle vacche che il Carroccio sta provando a portare avanti e mi auguro che se dovessero esserci gli estremi, le autorità giudiziarie possano verificare tutto». Gli risponde a stretto giro Matteo Salvini: «Qualcuno parla di mercato delle vacche. Nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle si legge testualmente, e io condivido, che “il M5s si impegnerà allo smantellamento del Mes”. Per chi è coerente e persona perbene le porte della Lega sono aperte».
In tutto i dissidenti del Movimento che votano contro la risoluzione sono quattro: il senatore Ugo Grassi, che si appresta ad uscire dal partito, Francesco Urraro, Gianluigi Paragone e Stefano Lucidi. Tutti perché il Mes è fuori dal programma dei Cinque Stelle. Il centrodestra ha invece presentato risoluzioni congiunte contro il progetto di riforma del Meccanismo europeo di stabilità che in Aula sono state tutte quante respinte.