Fumata quasi bianca. Un incontro durato quattro ore, a tratti molto teso. Al tavolo, da un lato sono seduti il premier Giuseppe Conte, il titolare del Mef Roberto Gualtieri e il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Dall’altra parte siedono i vertici del gruppo ArcelorMittal, Lakshmi e Aditya Mittal. E, a riunione in corso, si aggiunge anche l’ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, che inizialmente era rimasta fuori dalla stanza. Un incontro che non è stato infruttuoso, si è di fatto aperto un disgelo fra le due parti ed è iniziata una vera e propria trattativa. E già il fatto che le parti non abbiano rotto è una notizia. Significa che si stanno esplorando tutti i margini per risolvere la vertenza, che si è entrati nei dettagli della richiesta di recesso, che a questo punto potrebbe anche essere ritirata da parte di ArcelorMittal.
La riunione fiume, la seconda del governo direttamente con la proprietà di Arcelor, è dunque servita a qualcosa. In particolare si è discusso delle condizioni alle quali la multinazionale dell’acciaio può fare un passo indietro e quali strumenti può mettere in campo lo Stato per aiutare il rispetto degli obblighi contrattuali. La trattativa principale a questo punto è sugli esuberi, il governo è pronto ad accettarne un dimezzamento rispetto all’ipotesi iniziale di 5.000, ma a patto che Arcelor rispetti pienamente continuità produttiva e occupazionale, bonifiche previste incluse. Alle 11 di sera le parti erano ancora a porte chiuse, finendo di limare la trattativa e il comunicato finale della riunione. Una riunione sicuramente fruttuosa, in cui si è discusso di uno sconto sul canone di affitto, dei tagli che comunque ArcelorMittal vuole fare per restare come investitore, di quello che può mettere in campo lo Stato per rendere meno oneroso il contratto e la continuità produttiva.
Alla fine Conte dice che i Mittal «si sono resi disponibili ad avviare un confronto e un percorso condiviso, per arrivare a un nuovo piano industriale, con nuove tecnologiche e assicuri il massimo impegno nel risanamento ambientale. A questo punto si va verso un piano di transizione energetica, è stata valutata anche la possibilità di un intervento pubblico, abbiamo assicurato la disponibilità di una valutazione, anche con misure sociali d’accordo con le associazioni sindacali. Obiettivo è giungere al processo di accordo, con nuove tecnologie, e per chiesto chiederemo un rinvio dei termini processuali da parte dei commissari, posponendo l’udienza del 27 novembre». Ovviamente, ha proseguito Conte, questo «a patto che ArcelorMittal garantisca la continuità produttiva e occupazionale in questo periodo di transizione. Cercheremo di avere un atteggiamento quanto più possibile trasparente per i cittadini e per i tarantini, per i quali arriveranno diverse proposte e iniziative del governo e della partecipate pubbliche». Insomma alla fine sembra che la vertenza si basi sulla definizione di un nuovo piano industriale e sulla permanenza Arcelor in Italia. Ma è iniziato un nuovo negoziato.