La trasformazione del piano Impresa 4.0 potrebbe concretizzarsi già con emendamenti alla legge di bilancio. Se ne è discusso ieri allo Sviluppo dove il ministro Stefano Patuanelli ha convocato al Tavolo Transizione 4.0 le associazioni imprenditoriali. Patuanelli ha ribadito l’obiettivo di passare dalla proroga annuale inserita in manovra a incentivi triennali. Il sottosegretario al Mef Pier Paolo Baretta ha spiegato che ci sono aspetti tecnici e di copertura da valutare, anche se «l’impegno in tal senso c’è».
Soprattutto torna d’attualità la trasformazione delle agevolazioni fiscali in un unico credito d’imposta. Operazione che (stime Ragioneria) garantirebbe un aumento della platea del 40% con ampliamento delle micro e Pmi beneficiare rispetto a uno schema che, secondo il Mise, fino ad oggi ha privilegiato soprattutto le medio-grandi (64% nel caso dell’iperammortamento, solo 95 con investimenti oltre 10 milioni). «È una discussione ancora aperta – ha detto Patuanelli – continueremo il confronto con le associazioni prima di procedere con i cambiamenti». Ieri i giudizi sono stati sostanzialmente positivi, anche se tutte le associazioni hanno ribadito che servono garanzie sulla triennalità, sugli automatismi delle procedure e su un’intensità delle agevolazioni almeno pari a quella espressa oggi da iper e superammortamento. Apertura di massima di Confindustria, anche se restano aspetti da approfondire: va chiarito se la proroga triennale significherebbe a tutti gli effetti triplicare le risorse e se aumentare la platea, promettendo parità di intensità, non richiederà un aumento delle risorse finora stanziate. Al momento la dote della manovra per Impresa 4.0, spalmata su tutti gli anni di fruizione dei maxi ammortamenti, è complessivamente di circa 7 miliardi. La proposta del Mise è sostituire l’iperammortamento (per quanto riguarda i beni materiali 4.0) con un credito di imposta fruibile in cinque anni del 40% fino a 2,5 milioni (beneficio fiscale annuale pari all’8%) e del 20% tra 2,5 e 10 milioni (beneficio da 8 a 5%). Per i beni immateriali (software), fino a 500mila euro di investimento, l’aliquota sarebbe del 15% (beneficio del 3%). Per i beni coperti oggi dal superammortamento, fino a 2 milioni di investimento, l’aliquota sarebbe del 6% (beneficio dell’1,2%). Contemporaneamente sarà svincolato l’accesso al superammortamento dei software dal vincolo dell’acquisto di beni agevolati con l’iperammortamento.Il vantaggio di passare a un credito di imposta – osserva Patuanelli – sarebbe anche nell’anticipazione del momento di fruizione del beneficio, in quanto il “bonus” è compensabile già a partire da gennaio dell’anno successivo all’investimento.
Il Mise studia anche l’estensione dell’attuale credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo agli investimenti in innovazione e design .