«La decisione spetta ai territori». «Basta ingerenze, lasciate che a scegliere sia chi si confronta tutti i giorni con i cittadini e ci mette la faccia». Il pressing dei consiglieri regionali sulla possibilità di non correre in Emilia-Romagna si fa sempre più insistente. Anche dopo il vertice di sabato a Roma, la chat interna è stata monopolizzata dai discorsi sulle Regionali. Un clima da tutti contro tutti (che al Parlamento sta iniziando a soffiare anche tra deputati e senatori) che di sicuro non aiuta a trovare un punto di caduta. «Ci sono oltre trenta consiglieri che non sanno cosa accadrà loro», dice un pentastellato. Che poi precisa: «La decisione sull’Emilia-Romagna viene vista da alcuni come un precedente pericoloso. Un esperimento che potrebbe essere ripetuto anche nelle prossime Regioni al voto. Difficile spiegare che si tratta di una situazione contingente del tutto particolare».
Ma c’è chi critica apertamente l’idea di una desistenza. Come la consigliera uscente Silvia Piccinini, che spinge per una corsa in solitaria: «Invito chi, dai comodi salotti romani, pensa che sia una buona idea quella di cancellare con un colpo di spugna anni di storia, di fatiche, e di impegno da parte di un intero gruppo di persone che ha sacrificato parte del proprio tempo per inseguire questo sogno, ad astenersi dal continuare a mortificare una comunità che al Movimento 5 stelle ha dato tanto».
L’affondo
La consigliera Piccinini: dai comodi salotti romani cancellano l’impegno sul territorio
Piccinini poi ha un botta e risposta su Facebook con un altro volto storico del M5S in Emilia-Romagna, Marco Piazza, che in un post aveva difeso l’intervento di Max Bugani (socio di Rousseau e consigliere comunale a Bologna) schieratosi per non presentare la lista il prossimo 26 gennaio. Un clima sempre più acceso che sta interessando anche i militanti, schierati in fazioni anche sul web.
Il confronto
Mercoledì Di Maio vedrà gli esponenti locali. I timori sui ritardi nella campagna
Insomma, il subbuglio sul caso Emilia-Romagna sta crescendo e a questo punto appare sempre più dirimente il confronto che Luigi Di Maio avrà mercoledì con gli esponenti territoriali. L’idea di una votazione su Rousseau (che rimane tuttavia una delle opzioni più credibili sul tavolo), sembra non convincere una parte dei consiglieri più decisi a correre ad ogni costo. «Così accade come in Umbria, che gli attivisti sono stati superati da un voto nazionale», commentano infastiditi. Quello che pare certo è che il Movimento, nel caso decida di scendere in campo, dovrà correre ai ripari e mettere a punto una campagna elettorale «ad inseguimento». «Salvini sta già girando città per città e noi pensiamo di recuperare terreno facendo discussioni con gli attivisti?», si chiede un altro Cinque Stelle.