Il sole che accende le pietre del Sacro Convento, la fede di 4.000 persone in preghiera, la luce della lampada votiva sulla tomba di San Francesco e poi, finite le celebrazioni, la gente che lo aspetta per un selfie. Giuseppe Conte è emozionato, fiero dell’abbraccio del mondo cattolico, pieno di orgoglio ma anche di ira verso tutti coloro che rendono difficile la navigazione del suo governo, da Salvini a Renzi. «Come posso stare sereno? So di dover rispondere a 61 milioni di cittadini che hanno urgenza», replica a chi gli chiede se l’ex premier punti a defenestrarlo, come fece con Enrico Letta nel 2014. «Non abbiamo bisogno di fenomeni — avverte il premier, spazientito perché sull’Iva Renzi “è scorretto, mistifica la realtà” —. Non si rivendicano primati che io non riconosco a nessuno, neppure alle forze politiche che hanno maggiore consistenza numerica». E quando le luci delle telecamere si spengono, il premier ha ancora qualche severo monito da indirizzare, da Assisi, al fondatore di Italia viva.
Renzi vuole il suo posto a Palazzo Chigi?
«Ma no, lui ha una vita davanti. Ha tutte le possibilità e tutte le aspirazioni legittime di questo mondo. Dobbiamo lavorare tutti in un clima proficuo e con spirito di squadra».
Nella lettera al «Corriere» il senatore rivendica di aver stoppato l’aumento dell’Iva. È una mina per il governo?
«Se uno ha bisogno di rimarcare uno spazio politico e ogni giorno ripropone questa logica, questo ci precluderà di poter andare avanti. È inaccettabile».
Così il governo dura poco e si torna a votare, avverte Zingaretti.
«Cosa significa andare a votare? Siamo partiti adesso. C’è un mondo che aspetta, lì fuori. Avete sentito cosa chiedono i cittadini? Vogliono la soluzione ai loro problemi. Ogni volta che li incontro sono affettuosi, sono carini. C’è una investitura anche affettiva della gente. Le persone vogliono credere. Vogliono una squadra di governo che lavori per loro, non per sé stessi».
Stringerà un patto con Renzi per arginarlo?
«Io non devo fare un patto singolo con Renzi, non è nella mia cultura. Non abbiamo bisogno né di crostate né di merendine, ci possiamo vedere tranquillamente, ma non davanti a qualche caminetto. Come ho incontrato Zingaretti, non ho difficoltà a incontrare Renzi da leader di una forza politica. Ma al tavolo io parlo con i ministri e i capidelegazione, perché quella è la mia squadra».
Il piano di Di Maio e Bonafede sui rimpatri, non concordato con gli alleati, non è un altro smarcamento?
«No, nessuna contrapposizione. Il lavoro della Farnesina mi era stato anticipato, lo avevano comunicato alle forze politiche».
Però il ministro degli Esteri dice che i ricollocamenti non bastano e che bisogna fermare le partenze. Non è una posizione diversa dalla sua?
«Non mi faccia interpretare cose che non ho ancora letto. La politica sui migranti deve essere multilivello, non basta interrogarsi su sbarchi sì, sbarchi no. Io sui migranti non dico nulla di nuovo, ma prima la mia voce era un po’ oscurata, perché c’era chi aveva toni più alti del mio».
Ora sono Renzi e Di Maio ad alzarli. Preoccupato?
«A me spetta la sintesi».
La sua nuova forza e credibilità politica spaventa gli altri leader?
«Questa domanda apre una prospettiva molto grave. Se Conte assolve alla sua responsabilità di presidente del Consiglio, lavorando dalla mattina alla sera e alimentando la coesione, diventa un pericolo? Saremmo in un mondo politico folle».
Teme l’interrogazione della Lega sui suoi presunti conflitti di interesse?
«E di che parliamo? Di una questione di quando ero bambino, affrontata da tutti i giornali? Mi auguro che Salvini, invece di dilettarsi andando a recuperare questioni superate, faccia opposizione offrendo proposte credibili e non annunciando la flat tax al 15% per tutti, oppure una manovra da 100 miliardi».
Non deve spiegare il caso degli 007 e dei contatti con gli Usa? Ha qualcosa da nascondere.
«Io sono responsabile per legge dei Servizi. Se una questione monta giornalisticamente, non vado in pubblico a rilanciare interviste, vado prima al Copasir».
Perché non ha ancora riferito?
«Quella commissione deve sostituire un componente, quindi il collegio non può operare, sennò avrei chiesto io di andare a parlare al Copasir. Lo farò e rimarrete molto delusi rispetto alle fantasie che stanno circolando. Non è stata commessa alcuna anomalia. Si sta speculando ingiustamente».
L’ex ministro dell’Interno la accusa di aver usato i Servizi come una sua dépendance.
«È una cosa gravissima anche solo pensare che il premier faccia uso personale dei Servizi. Chi ha usato quel linguaggio ha rivelato quale deformazione politica abbia in testa per quanto riguarda le attività di intelligence».
L’Umbria è il laboratorio dell’alleanza tra M5S e Pd?
«Sarà un voto rilevante e abbiamo un ottimo candidato, ma è un po’ esagerato parlare di laboratori. C’è un progetto politico che va costruito. Siamo ancora all’inizio».