Crescono gli occupati nel nostro Paese e cala al 9,5% il tasso di disoccupazione mese su mese, un dato positivo “visto” l’ultima volta nel 2011. L’Istat registra una sostanziale stabilità per il dato mensile e cioè agosto rispetto a luglio, con un tasso di occupazione che si attesta al 59,2% ma registra un incremento per gli ultracinquantenni (+34 mila). Dopo la flessione del mese scorso, tornano a crescere, in particolare, i lavoratori dipendenti e quelli a termine (+32 mila in totale) mentre diminuiscono gli indipendenti (meno 33 mila). Le persone in cerca di occupazione sono in forte calo (-3,4%, pari a -87 mila unità nell’ultimo mese).
C’è però una tendenza preoccupante relativa agli inattivi e cioè a coloro che il lavoro non ce l’hanno e nemmeno lo cercano. La stima complessiva degli inattivi tra i 15 e i 64 anni ad agosto è in aumento (+0,6%, pari a +73 mila unità) e non ci sono particolari distinzioni tra uomini e donne: questo trend alza il tasso di inattività al 34,5% (+0,2 punti). Resta in positivo però il confronto trimestrale giugno-agosto 2019 sullo stesso periodo dell’anno precedente: l’occupazione è in crescita dello 0,2%, pari a +45 mila unità. Nello stesso periodo aumentano sia i dipendenti permanenti (+0,5%, +79 mila) sia quelli a termine (+0,4%, +12 mila) mentre risultano in calo gli indipendenti (-0,8%, -45 mila). Su questo dato, in particolare, si registrano segnali positivi in tutte le classi di età, ad eccezione dei 35-49enni. Anche su base annua l’occupazione risulta in crescita (+0,6%, pari a +140 mila unità) con un’espansione sia per le donne che per gli uomini di tutte le classi d’età. Fatta eccezione, anche in questo caso per i 35-49enni. Nell’arco dei dodici mesi la crescita degli occupati si accompagna a un calo dei disoccupati (-7%, pari a meno 186 mila unità) e degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (meno 64 mila).
Dal fronte prezzi, invece, arrivano segnali di un netto raffreddamento: un dato positivo per i consumatori che non devono sborsare più denaro per acquistare beni e servizi, ma negativo per l’economia visto che la Bce ha posto come obiettivo una quota del 2% che appare lontanissima. L’inflazione secondo le stime preliminari, a settembre registra una diminuzione dello 0,5% mensile e un aumento dello 0,4% annuo. In sostanza questa stabilità dei prezzi è dovuta a dinamiche opposte: da un lato rallentano i prezzi dei beni alimentari non lavorati (da +1,5% a +1,1%) e dei trasporti (da +1,7% a +0,4%, per effetto di fattori stagionali). Mentre accentuano la loro flessione i beni energetici non regolamentati (da -1,0% a -2,6%).
Ma al netto di questi segnali, preoccupa la tendenza al rialzo dell’inflazione di fondo, ovvero la dinamica dei prezzi che non comprende i prodotti energetici e gli alimentari freschi. L’inflazione “core”, infatti, accelera da +0,5% a +0,6%. E il carrello della spesa, ovvero i beni di utilizzo e acquisto più comune, proseguono la corsa al rialzo mettendo in difficoltà le famiglie meno abbienti.