Cinquanta minuti di colloquio con Sergio Mattarella, ieri mattina al Quirinale, poi Giuseppe Conte ha accettato l’incarico del capo dello Stato di formare il nuovo governo giallorosso M5S-Pd. Per sciogliere la riserva, probabilmente aspetterà almeno fino a lunedì. A metà della prossima settimana dovrebbe tornerà al Colle e prestare giuramento, per la seconda volta in 15 mesi. «Il 2019 sarà bellissimo» disse a febbraio scorso, ma lui all’epoca era il premier del governo gialloverde M5S-Lega.
Da ieri è cambiato tutto. E Conte lo ha fatto già capire nel suo discorso d’investitura: «Non sarà un governo “contro” ma un governo “per”, un governo nel segno della novità» con una collocazione «euroatlantica», così da chiudere per sempre coi sovranismi. Ieri ha parlato per nove minuti e mezzo: «Mi metterò subito all’opera per una manovra che contrasti l’aumento dell’Iva, tuteli i risparmiatori…». Obiettivi precisi: «Lavoreremo per un Paese migliore, un Paese che abbia infrastrutture sicure, reti efficienti, un Paese attraente per i giovani che sono all’estero, un Paese dove le tasse le paghino tutti, ma proprio tutti, ma le paghino meno…». Ha ammesso la sua iniziale perplessità «di avviare una nuova esperienza di governo con una maggioranza diversa», superata poi «nella consapevolezza di aver cercato di operare sempre nell’interesse di tutti, nessuno escluso». E infine ecco la «firma» del Professore: «Molto spesso ho evocato la formula di un nuovo umanesimo, non ho mai pensato fosse lo slogan di un governo ma l’orizzonte ideale del Paese».
Il mercato ieri lo ha premiato, la Borsa ha chiuso in rialzo, più 1,94 %, e lo spread è sceso a 160 punti per poi chiudere a 168. E Zingaretti ha commentato come solo con i risultati dell’asta dei Btp «risparmieremo 300 milioni di euro di interessi». Eppure non è ancora detta l’ultima. Il M5S sul suo blog avverte: «Far votare i propri iscritti sulle scelte fondamentali è il metodo del Movimento 5 Stelle. In Germania, che come l’Italia è una democrazia parlamentare, la Spd ha dato sempre la parola finale agli iscritti nell’approvare la “Grosse Koalition” con la Cdu». I capigruppo M5s di Senato e Camera, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, ieri hanno fatto quadrato intorno a Luigi Di Maio, che Zingaretti non vorrebbe vicepremier: «Chi tocca il nostro capo politico attacca ciascuno di noi».
Oggi Conte concluderà le consultazioni con i principali partiti. Incontrerà anche Lega e Fratelli d’Italia, i cui leader Salvini e Meloni non si faranno vedere. L’appuntamento è in piazza. La Meloni davanti a Montecitorio (con Forza Nuova) nel giorno della fiducia al nuovo governo. Salvini il 19 ottobre nella Capitale. Mentre si smarca Forza Italia. Silvio Berlusconi andrà oggi da Conte e assicura: «La nostra opposizione sarà repubblicana».