Boris Johnson ha imparato a Eton, tanti anni fa, a placcare duramente gli avversari — durante le partite del «Wall Game», una specie di rugby settecentesco giocato con abbondanti testate contro un antico muro, era famoso per la violenza del suo tackle . Ieri mattina gli oppositori a Brexit — in programma per il 31 ottobre — hanno assaggiato il gioco duro del primo ministro: ha utilizzato quella che a tutti appare un’opzione straordinariamente spregiudicata per chiudere di fatto il Parlamento durante la fase finale della trattativa per l’uscita del Regno Unito dalla Ue. I parlamentari torneranno al lavoro martedì dopo la pausa estiva ma Johnson ieri mattina ha chiesto alla regina — e ottenuto, mettendola peraltro in imbarazzo istituzionale —il permesso di sospendere l’attività parlamentare a partire da un giorno ancora indefinito tra il 9 e il 12 settembre per farlo riaprire soltanto il 14 ottobre, a soli 17 giorni da Brexit.Johnson ha utilizzato audacemente quella che è una sua prerogativa: presentare alla nazione il programma di governo in forma solenne attraverso il «discorso della sovrana» (scritto dal governo). Durante i lavori di preparazione il Parlamento si ferma.
Era così urgente presentare ai britannici il programma (argomenti che non toccano Brexit: tutta politica interna) proprio mentre il conto alla rovescia verso Brexit è ormai assillante? Johnson, ieri mattina, per una volta con la cravatta ben annodata e il colletto in ordine e quasi pettinato, si è espresso con insolita pacatezza, con il tono di voce benevolo, quasi montessoriano: ha spiegato che il suo governo ha un programma «very exciting», molto appassionante, in materia di sanità e scuola (una delle poche uscite non legate a Brexit, nei giorni scorsi, è stato in un ospedale per presentare nuove iniziative dell’esecutivo: Nhs, il servizio sanitario nazionale colonna portante del welfare è un tema centrale per i britannici). Eccitazione a parte, ci sarà «tempo in abbondanza» — ripetendo varie volte «in abbondanza» con voce flautata — per discutere di Brexit.
E l’opposizione? «Oltraggio costituzionale», «minaccia alla democrazia», «furto con scasso alla democrazia» ha detto il leader laburista Jeremy Corbyn che fino a qualche ora prima sognava un ribaltone — governo di unità nazionale per fermare i «duri» del No Deal — ormai impossibile. Per Nicola Sturgeon, First Minister scozzese, è una mossa degna d’un «dittatore da repubblica delle banane», ha attaccato la «dittatura» di Londra che rende l’indipendenza scozzese — evitata per 400 mila voti nel referendum di cinque anni fa — «inevitabile». Oggi quasi certamente si dimetterà Ruth Davidson, leader dei Conservatori scozzesi. La regina? Tirata per la stola d’ermellino sia da Johnson che l’ha costretta a una mossa al 100% politica sia da Corbyn che le ha scritto una lettera chiedendo un irrituale colloquio, tace ma non può non essere contrariata. E sono già 900 mila le persone che hanno aderito alla raccolta di firme contro la decisione di Johnson.