Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana il rendimento dei BTp a 10 anni è scivolato sotto l’1%. Nel corso dell’ultima seduta il tasso si è portato allo 0,98% per poi chiudere all’1,05%. La discesa del rendimento (che il 9 agosto era all’1,83%) ha limato altri punti allo spread col Bund tedesco che pure ieri ha toccato il suo minimo di tutti i tempi a -0,71%. Il differenziale Italia-Germania a questo punto è a 176 punti. Martedì 20 agosto, poco prima delle dimissioni di Giuseppe Conte dalla carica di premier del governo Lega-M5s, lo spread era a 218 punti. In poche sedute si è contratto di 42 punti base e questo, come detto, nonostante nel frattempo gli investitori stanno continuando ad acquistare senza posa anche il Bund tedesco nella nuova era dei tassi negativi.
Sull’Italia sta tornando più fiducia da parte degli investitori. E questo lo si evince anche dall’andamento di Piazza Affari che ieri ha chiuso invariata ma da Ferragosto è salita del 4,5%. È evidente che gli sviluppi della crisi politica – che stanno portando verso un nuovo governo Pd-M5s e verso un Conte-bis – sono graditi alla platea degli investitori internazionali. L’elemento più temuto nel corso degli ultimi mesi è stato il rischio Italexit dato che nella precedente maggioranza di governo non mancavano rappresentati anti-euro. Rischio che va via via riducendosi nel momento in cui sta prendendo forma la nuova maggioranza giallo-rossa dato che il Pd (da sempre) e il M5s (nell’ultima virata elettorale) hanno una posizione pro-europea e lontana da ambizioni sovraniste.
Ed è questo il motivo per cui a questo punto anche l’Italia sta partecipando al clamoroso crollo dei tassi che sta interessando il mercato mondiale dei bond in questa estate. Basti pensare che i titoli tedeschi a maggio pagavano ancora rendimenti positivi a 10 anni mentre oggi è finita sottozero l’intera curva dei rendimenti (fino a 30 anni). Tra gli altri paradossi di questa fase ricordiamo che da ieri i tassi dei bond delle società europee con rating A si sono azzerati. Il che significa che gli investitori non stanno acquistando a mani basse solo i bond governativi – in previsione del lancio di un nuovo quantitative easing da parte della Bce probabilmente nella prossima riunione del 12 settembre – ma stanno riempiendo i portafogli anche di bond aziendali che quindi (con rating almeno pari A) da ieri possono (in media) indebitarsi a costo zero.
L’incertezza degli ultimi mesi ha pesato sull’Italia allontanandola dal valzer dei tassi ultra-bassi. Allontanandola anche da Paesi molto vicini fra cui Spagna e Portogallo che, invece, hanno colto sin dall’inizio il treno ribassista dei rendimenti sui governativi. Basti pensare che il decennale spagnolo ieri a chiuso a 0,07% e quello portoghese a 0,09%. Anche in questi casi si tratta di nuovi minimi storici. A questo punto non è da escludere che nelle prossime sedute possano finire sottozero anche questi governativi. E questo dà l’idea di quanto l’Italia – nonostante il guinness messo a segno nell’ultima seduta e il violento calo dei tassi ad agosto – sia ancora molto cara, pagando uno spread di 100 punti basi nei confronti di Spagna e Portogallo e di 150 sulla Francia.
Per questo motivo secondo molti addetti ai lavori c’è ancora spazio per assistere a una discesa dei rendimenti dei BTp che a questo punto iniziano ad essere attraenti, essendo l’unico porto dell’Eurozona (Grecia esclusa) dove attraccare se si vuole strappare ancora un rendimento nominale positivo. Secondo un dealer interpellato da Reuters con la nascita del governo Pd-M5s lo spread con la Germania potrebbe riportarsi in area 150 punti base, su livelli visti a metà maggio dell’anno scorso, prima prendesse forma il governo Lega-M5s.
Sembra quindi esserci ancora spazio ma non una voragine. Perché, se è vero che un governo giallo-rosso sembrerebbe sulla carta escludere spinte sovraniste resta da capire quale sarebbe la forza della nuova maggioranza di arrivare fino al termine della legislatura. Se così non fosse e se si andasse a nuove elezioni (magari in primavera) con l’attuale legge elettorale non è da escludere che una maggioranza di centro-destra a tinte anti-euro possa tornare alla ribalta. A quel punto i BTp comprati ai prezzi attuali potrebbero tornare a scottare. Finché esisterà questo dubbio è probabile che l’Italia continui a pagare un prezzo aggiuntivo rispetto agli altri bond dell’Eurozona.
In ogni caso il recente calo appare decisamente favorevole in vista delle aste a medio-lungo termine di oggi, in cui il Tesoro mette a disposizione fino a 7,25 miliardi di euro di nuova carta, tra cui 3,5-4 miliardi del nuovo BTp 10 anni aprile 2030, cedola 1,35%, che sul mercato grigio offre un rendimento dell’1,08%. Tali valori, se confermati, potrebbero insidiare il minimo storico in asta segnato ad agosto 2016, quando il Tesoro assegnò un titolo decennale al rendimento di 1,14%.