Si erano visti l’ultima volta la sera del 20 agosto scorso, la sera in cui Giuseppe Conte salì al Colle per presentare al capo delle Stato le sue dimissioni da premier del governo gialloverde. Nove giorni dopo, questa mattina alle 9.30, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, attende di nuovo al Quirinale il premier dimissionario, stavolta per conferirgli il mandato di formare il governo giallorosso M5S-Pd, frutto delle consultazioni avviate il 21 agosto.
«C’è un accordo politico con il Pd affinché Giuseppe Conte possa ricevere di nuovo l’incarico e provare a formare un governo di lungo termine», ha annunciato ieri sera Luigi Di Maio, il capo dei 5 Stelle, uscendo per ultimo dalla Sala della Vetrata. È la conferma di ciò che aveva già detto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Abbiamo riferito a Mattarella di avere accettato la proposta del M5S sul nome del premier». Ma Di Maio fa una premessa: «Il percorso di formazione del nuovo governo parta dalla formazione di un programma omogeneo». Prima il programma, quindi, solo poi si parlerà di ministri col Pd. Su questo, però, è Beppe Grillo, il fondatore dei 5 Stelle, a porre i primi paletti: «I ministri vanno individuati in un pool di personalità del mondo della competenza, al di fuori dalla politica…». Poi precisa: «Mi riferivo ai ministeri più tecnici…».
Ieri sera, però, Di Maio ha svelato un importante retroscena: «La Lega mi aveva informato di voler proporre me come premier per ripartire e di averlo comunicato anche a livello istituzionale…». Smentisce il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari: «Nessuno ha mai chiesto a Di Maio di fare il premier». Ma fonti M5S insistono: «L’offerta è scritta, nero su bianco». Salvini, dunque, voleva salvare in extremis quel governo che lui stesso l’8 agosto decise di affossare? Ieri, al Quirinale, il capo della Lega è stato durissimo sull’accordo M5S-Pd: «Il presidente del Consiglio l’hanno trovato a Biarritz su indicazione del G7. Sta arrivando il Monti bis che piace a Parigi, Berlino e Bruxelles. La verità è che 60 milioni di italiani sono ostaggio di 100 parlamentari (i renziani, ndr) che hanno paura di mollare la poltrona». E più tardi dirà: «Mio errore? Non mi aspettavo il gesto dei renziani». Lui vorrebbe tornare al voto e a Mattarella l’hanno detto anche Giorgia Meloni (FdI) e Silvio Berlusconi (FI). Liberi e Uguali e una parte del Gruppo Misto sarebbero pronti invece a votare la fiducia al nuovo governo. Il segretario del Pd, Zingaretti, chiarisce ad uso di tutti: «Non c’è alcuna staffetta da proseguire, semmai una nuova sfida da cominciare. Intendiamo mettere fine alla stagione dell’odio e della paura».