«Il partito del Pil, almeno per ora, non vuole esporsi su voto sì/voto no. In una primissima fase Matteo Salvini, in virtù dei legami e dell’ampio consenso di cui gode presso i ceti produttivi del Nord, pensava di trovare negli industriali uno sponsor incondizionato dei propri progetti elettorali. Ma dopo le prime dichiarazioni pro-voto (corrette il giorno dopo) del veneto Matteo Zoppas e del lombardo Marco Bonometti, ora tutti sono attenti a non sbilanciarsi. La Confcommercio tiene ovviamente il punto sul tema consumi all’insegna di «fate tutto che volete ma guai se aumentate l’Iva» e ieri è uscito allo scoperto il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi che ha chiesto provocatoriamente ai partiti «qual è la vostra agenda? Quando iniziamo a parlare di cose importanti anziché di tematiche da spiagge?».
In materia di elezioni Vescovi non ha chiesto il voto subito ma addirittura che il prossimo governo «metta mano al Rosatellum, una legge che non permette di governare». La sortita più pesante della giornata è stata però quella, in abbinata, di Vincenzo Boccia (Confindustria) e Annamaria Furlan (Cisl). A Rimini i due sono apparsi d’accordo su tutto e hanno chiesto ai politici litiganti di mettere al primo posto i contenuti (e il taglio del cuneo fiscale). Boccia ha insistito sui rischi di recessione, Furlan ha parlato di «necessaria discontinuità» rispetto alle scelte economiche del governo Conte. Insomma le parti sociali lamentano (giustamente) di essere state prese per il naso dal premier, da Di Maio e da Salvini che hanno istruito tavoli di consultazione in concorrenza tra loro ma alla fine con lo stesso obiettivo: produrre selfie piuttosto che soluzioni. «Non posso dimenticare che il governo uscente ha portato il Paese alla crescita zero» ha scandito Furlan.