«L’Italia si conferma un Paese orgogliosamente manifatturiero». È il commento di Gabriele Barbaresco, direttore dell’area studi di Mediobanca, nel presentare i risultati dell’indagine annuale sulle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione. Un lavoro che recensisce dieci anni di bilanci di un universo di 2.095 imprese che rappresentano il 49% del fatturato industriale e il 51% di quello manifatturiero, il 37% di quello dei trasporti e il 43% della distribuzione al dettaglio.
«Si tratta di un campione molto ampio che permette di trarre conclusioni importanti sulle tendenze di fondo dell’economia italiana. È anche uno dei primi studi aggregati condotti sui bilanci delle imprese del 2018 e quindi offre anche indicazioni sull’evoluzione più recente del sistema economico», aggiunge Barbaresco.
Che i risultati della ricerca non siano entusiasmanti lo testimonia già il titolo stesso: «2018 un’altra falsa partenza». Nel 2018 le 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane hanno infatti aumentato il fatturato del 3%, quasi metà della crescita del 2017 (+5,6%). Inoltre nel 2018 l’export è cresciuto in misura molto inferiore rispetto al 2017 (+2,4% contro +7,1%), tanto che le vendite domestiche, anch’esse in frenata, hanno avuto risultati migliori (+3,4%), fatto mai accaduto nel decennio.
Le 74 pagine di grafici e tabelle, che compongono l’anteprima della ricerca Mediobanca, raccontano nel dettaglio di un sistema economico in sofferenza soprattutto per quanto riguarda il settore terziario, a sua volta composto da telecomunicazioni, industria televisiva, commercio al dettaglio e trasporti. Qui i fatturati sono scesi in media dello 0,6% nel 2018. Vanno meglio le imprese pubbliche, tra queste i colossi energetici nazionali, che nel 2018 sono cresciute del 5,7% ma dopo aver perso pesantemente fatturato dal 2013 al 2016.
Le principali note positive del rapporto Mediobanca provengono dunque dall’industria manifatturiera. «Ma anche in questo caso si registra una decelerazione nel corso dell’ultimo anno rispetto al passato», commenta Barbaresco. A tirare la volata della crescita sono state infatti le imprese medie, il cui tasso di sviluppo delle vendite nel 2018 è stato pari al 4,1% contro una diminuzione di oltre il 2,4% dei gruppi manifatturieri di maggiori dimensioni.
Un quadro generale che comporta una conclusione: l’aumento del fatturato non genera ricchezza, misurata in termini di crescita del valore aggiunto. A far data dal 2009, il valore aggiunto delle imprese italiane è cresciuto (+8,9% cumulato), ma tale risultato va attribuito alla manifattura (+29,1%), poiché i servizi sono arretrati (-5%), così come, e ancor più, le imprese pubbliche (-7,3%).
La più regolare e sostanziosa crescita del valore aggiunto dal 2009 è appannaggio delle medie imprese (+42,3%), cui seguono quelle medio-grandi (+34,8%). Senza l’apporto della manifattura, dal 2009 le imprese italiane avrebbero contratto dell’8% il proprio valore aggiunto.