C’è curiosità per modalità e contenuti del raduno di associazioni, parti sociali e ordini professionali (43 sigle) che il ministro Salvini ha organizzato per oggi al Viminale. A meno di non usare gli smartphone e obbligare i 43 portavoce a postare le loro opinioni in simultanea su Instagram, l’esperimento non sarà facile da pilotare. Anche il solo diritto di tribuna concesso a ciascuna associazione non potrà che generare una kermesse oratoria. Ma in attesa della soluzione tecnica che il cerimoniale del Viminale e gli strateghi della comunicazione leghista avranno trovato vale la pena riflettere sugli obiettivi della mossa salviniana. Il primo è quasi scontato: tentare di imporre all’attenzione dei tg e dei giornali il confronto con Boccia e Landini piuttosto che i legami con Savoini. Il secondo è quella della concorrenza all’interno del governo gialloverde, cercare di dimostrare che il premier Conte e il ministro Di Maio non tengono in gran conto le opinioni dei corpi intermedi mentre la politica leghista sì. Ma veniamo al terzo (e decisivo) che gli uomini del ministro degli Interni sintetizzano così: costruire la prossima finanziaria insieme alle parti sociali. Ebbene è proprio in questo esercizio che Salvini è chiamato a mostrare doti da contorsionista, alla Houdini. Con il rinvio della procedura d’infrazione da parte della Ue è iniziata una fase diversa, dentro il governo e nei rapporti con Bruxelles, e il leader leghista non può non saperlo. Vedremo se sdoganerà la nuova versione di quella che chiama flat tax e si prospetta invece come un mero aggiustamento delle aliquote sui soli redditi incrementali, ma non sarà comunque questa l’idea del secolo. La verità è che in politica economica Salvini ha le mani più legate di quanto dica e le parti sociali invece si aspettano risposte ai loro dossier. No selfie, please.