Nonostante l’appuntamento sia fissato per le 18, sarà un Consiglio dei ministri molto caldo quello in programma domani. Lo scontro tra M5s e Lega sulla gestione delle grandi partite industriali – Ilva, Atlantia, Alitalia – incombe minaccioso sulla tenuta del Governo, tanto quanto le assicurazioni che Matteo Salvini pretende di avere dai soci di maggioranza sulla Flat Tax. Il leader della Lega ha mandato segnali precisi di cui ieri si è fatto portavoce Giancarlo Giorgetti. «Se il Governo ha assunto un impegno in sede di negoziazione diventa complicato e disdicevole non mantenerlo», avverte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con riferimento alla cancellazione della immunità per i nuovi manager del gruppo siderurgico, decisa con il decreto crescita e alla quale la multinazionale guidata dall’indiano Lakshmi Mittal ha risposto anticipando la chiusura degli stabilimenti che forniscono gran parte dell’acciaio alle imprese manifatturiere italiane.
Le parole pronunciate da Giorgetti nell’intervista a Maria Latella su Sky vanno ben calibrate. Soprattutto perché arrivano dopo una dichiarazione poco conciliante del premier. «Pensare che si possa gestire un’azienda solo a condizione di avere un’immunità penale è un privilegio», ha detto Giuseppe Conte prima di lasciare Osaka e volare a Bruxelles per il Consiglio europeo di oggi. Era «un’eccezione» su cui è intervenuto il Parlamento che è «sovrano», ha rivendicato, inviando poi un messaggio ad Arcelor Mittal: «Confido che gli investitori non abbiano affidato i loro business plan, le loro valutazioni di investimento, solo a questa regoletta». In realtà dietro ai toni sferzanti, in linea con quelli del ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, il presidente del Consiglio è già a lavoro per evitare lo show down in autunno. Non è infatti casuale il faccia a faccia cercato con il premier indiano Narendra Modi che ha invitato a fare tappa a Roma in agosto quando sarà in Europa per il G7 .
Conte si prepara alla mediazione. Lanciando intanto una mano tesa a Salvini sulla Tav: «Il percorso si sta chiudendo. C’è un’interlocuzione in corso. Ci sono aggiornamenti che provengono dall’Unione europea in termini di maggiore disponibilità finanziaria. E una più equa ripartizione. Poi trarremo le conseguenze in piena trasparenza».
Molto più complessa è la partita su Atlantia,che si incrocia con quella su Alitalia. Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ieri ha fatto sapere di aver ricevuto il parere degli esperti da lui nominati: «Da una lettura sommaria possiamo cominciare a dire che si evince una grave inadempienza per quanto riguarda la manutenzione da parte di Autostrade per l’Italia». Il ministero smentisce che si sia già arrivati a una decisione. Anche se Toninelli conferma che il verdetto arriverà «nei prossimi giorni o nelle prossime settimane».
Giorgetti lancia però un secondo avvertimento. «La procedura penale è in corso ed è in corso anche quella amministrativa per inadempimento contrattuale», ha ricordato il sottosegretario leghista. Soltanto quando saranno entrambe completate, il Governo potrà prendere posizione sulla revoca della concessione di Autostrade, farlo prima «non ha molto senso». Quanto all’ipotesi di un ingresso di Atlantia in Alitalia è trachant: «Improponibile negoziare con qualcuno con cui sei in contenzioso». Cauto anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria (l’eventuale revoca richiede la sua firma): «Sono temi che vanno visti anche sul piano giuridico».
Di Maio però anche ieri è tornato alla carica, a proposito dello studio di fattibilità commissionato da Atlantia per demolire il ponte Morandi già nel 2003: «I Benetton chiariscano anche questo passaggio». Immediata la replica della società, che ribadisce quanto già aveva detto a ottobre dello scorso anno, ovvero che l’ipotesi era finalizzata alla sostituzione con un «ponte con capacità raddoppiata».