Il debito pubblico è sostenibile, ma serve più crescita. Lo ha sottolineato ieri il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco nel corso del convegno sul pensiero di Keynes al quale hanno partecipato anche Romano Prodi e Giorgio La Malfa, curatore del «Meridiano» dedicato da Mondadori al grande economista.
Ed è proprio l’attualità di Keynes a riportare il dibattito sul punto chiave relativo agli interventi per «curare» l’economia: gli investimenti pubblici. «Credo sia un buon suggerimento», dice Visco, «il problema è il vincolo di bilancio: abbiamo un debito pubblico alto, crescente in rapporto al prodotto, e abbiamo dubbi sulla sostenibilità. Ebbene, è possibile sostenerlo, ma serve una serie di condizioni necessarie». Cita Olivier Blanchard, ex capoeconomista Fmi, il quale ha di recente sostenuto che «se riesco a finanziare questo debito a un tasso minore del tasso di crescita il rapporto tra debito e prodotto scende. Beh, può essere. Non per l’Italia sicuramente: siamo l’unico Paese in cui l’onere di interesse sul debito pubblico supera, e di molto, il tasso di crescita. Quindi c’è un problema. Come si fa? Beh, la crescita deve essere più alta».
Ciò è però tanto più difficile perché il nostro Paese paga oneri elevati sul debito pubblico. Secondo Visco «questo spread è ridicolo perché riflette la paura che il debito non sia ripagato o non sia ripagato ai valori» a cui è stato contratto «e con una valuta diversa dall’euro. Alcuni lo dicono, alcuni anche ci credono ma è una grande sciocchezza che genera distanza tra i tassi di crescita e di interesse e dunque mette un limite alla capacità di utilizzare gli investimenti pubblici per fare investimenti». Ma Keynes raccomandava spesa pubblica in deficit? Visco, La Malfa e Prodi hanno concordato nel ricordare ciò che l’economista ha effettivamente sostenuto: l’obbligo del pareggio della parte corrente del bilancio, insieme alla predisposizioni di programmi di investimento da utilizzare quando indispensabile