Se la tattica del governo prevede di prendere tempo, rischia di non funzionare. L’agenzia Reuters indica che l’Italia sarebbe orientata a chiedere all’Ue di congelare la procedura fino all’autunno, con l’argomento che solo nella seconda metà di luglio saranno disponibili nuovi dati sugli eventuali risparmi.
Se questo è il calcolo, potrebbe rivelarsi di corto respiro. E non solo perché ormai l’esecutivo di Bruxelles ha dalla sua parte, con diverse sfumature, tutti gli altri governi della Ue. Pochi in Europa accettano l’idea che il governo italiano possa non avere sufficienti dati sul bilancio, ora che è stata superata la metà dell’anno.
Tutti ricordano che a dicembre il premier prese impegni solenni sui conti del 2019 e del 2020, mentre i numeri oggi contraddicono in pieno quelle promesse. Alcuni degli altri ministri hanno subito la procedura e non dimenticano che negli anni scorsi hanno dovuto dare spiegazioni in giugno, senza rinvii. A meno che l’Italia non prenda nuove iniziative concrete, le scadenze restano dunque quelle delle prossime settimane fino alla decisione dei ministri finanziari dell’Ue prevista nell’Ecofin del 9 luglio.
È l’unica vera notizia emersa dal vertice economico di prima mattina ieri, a Palazzo Chigi, interlocutorio, in cui a quanto pare Tria chiede a Salvini le coperture della flat tax e il vicepremier risponde che sarebbero pronte in un documento. Lo stesso Salvini, poi, lascia la riunione in anticipo.
Appare del resto sempre appeso ad un filo il metodo di lavoro dell’esecutivo così come la comprensione reciproca. Per il momento l’unica decisione è quella di istituire dei tavoli tecnici per reperire risorse. Ma il linguaggio dei protagonisti continua ad essere quantomeno distonico. Mentre Tria parla di deficit al 2,1%, Salvini riunisce i ministri della Lega e dice che «si va avanti con la ruspa» sulla flat tax. Coniugare le due posizioni in una cornice organica è quasi impossibile, questione di matematica innanzitutto.
A Palazzo Chigi gettano acqua sul fuoco. Dicono che è quasi pronta la lettera di risposta all’Ue. Conte spiega che «da un lato vogliamo rispettare il patto di stabilità e crescita, ma dall’altro lato non vogliamo rinunciare a offrire un contributo critico».
Conte è persino fiducioso sulla capacità di abbattere il debito pubblico: «Riusciamo a ridurlo in un modo che forse neppure ci aspettavamo». Questo mentre partono 7 tavoli tecnici su altrettanti grandi temi, dalla flat tax al cuneo fiscale, dalle privatizzazioni alla riforma delle esenzioni. Anche qui c’è una distonia, almeno di metodo: la Ue attende in questi giorni delle novità, delle nuove misure, i tavoli tecnici vengono istituiti oggi per la manovra d’autunno.
Anche Tria parla del negoziato: «Dobbiamo arrivare ad un compromesso» con l’Ue, perché «è interesse dell’Italia e anche dell’Europa». Aggiungendo che il rapporto fra deficit/Pil «andrà verso il 2,2 o il 2,1% perché abbiamo una serie di entrate aggiuntive e risparmi non indifferenti».