L’Europa delle costruzioni soffre e continua a restare di quasi il 20% sotto il livello di investimenti dell’inizio della crisi, il 2007. Tra i grandi Paesi in ritardo maggiore c’è l’Italia che resta il 25% sotto i livelli di dodici anni fa. Ma la novità che si affaccia per il biennio 2019-2020 è un rallentamento generalizzato del mercato continentale del building che passa dal +4,2% del 2017 al +3,1% del 2018, al +1,9% del 2019 e al +1,5% del 2020. Pesano le più generali incertezze dell’economia.
In particolare, ed è una novità di non poco conto, a rallentare bruscamente sono i due grandi Paesi locomotiva del continente: la Francia passa dal +3,1% del 2018 al +0,8% previsto per il 2019 e al +1,2% previsto per il 2020, mentre la Germania quest’anno è ferma allo 0,2% e per l’anno prossimo è previsto addirittura il segno negativo, con un ritorno indietro dello 0,7 per cento.
Sono questi alcuni dei dati che saranno presentati oggi a Roma alla riunione semestrale di Euroconstruct, l’organizzazione che associa centri di ricerca sul settore delle costruzioni di diciannove Paesi europei (per l’Italia aderisce il Cresme). Un grande affresco congiunturale che consentirà di capire tendenze territoriali e settoriali del business edilizio nel vecchio continente. Per un mercato che viene stimato complessivamente su scala continentale in 1.610 miliardi di euro, diviso a metà fra nuove costruzioni e recupero/manutenzione. Il 21,2% (342 miliardi) riguarda le nuove abitazioni, il 16,9% (272 miliardi) il nuovo costruito nel settore non residenziale, il 26,2% (422 miliardi) il recupero nel residenziale, il 15% (241 miliardi) il recupero nel non residenziale, mentre le opere pubbliche valgono complessivamente il 20,7% di questo mercato (333 miliardi).
Per l’Italia le previsioni prevedono una chiusura del 2018 a +2,2% e una leggera frenata nel 2019 (+1,9%), con un assestamento (+2,0%) nel 2020.
Ovviamente le incognite per l’anno in corso e ancora di più per il 2020 sono numerose nel nostro Paese e molto dipenderà – dice Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme – dai rapporti con l’Europa e dalla prossima manovra.
Intanto è l’intera Europa che rallenta e può forse sorprendere l’osservatore italiano che alla base del rallentamento vengono individuati fattori di rischio e di incertezza molto simili a quelli che da sempre frenano l’Italia: processi di realizzazione delle opere lenti, pressione demografica, colli di bottiglia di varia natura. In alcuni casi pesa anche la saturazione dei mercati.
«Il mercato guida nei prossimi tre anni – sostiene nel suo affresco pieno di dati Euroconstruct – sarà quello delle infrastrutture, che supporterà il mercato delle costruzioni con una media di almeno il 3% contro una previsione di incremento dell’intero mercato delle costruzioni di poco superiore all’1%».
Da un punto di vista territoriale la spinta più forte arriverà ancora dall’Est dell’Europa e in particolare dall’Ungheria (previsione del 9,2% per il 2019) e della Polonia (+8,9% per il 2019).
Anche qui però si tratta di una coda di anni in cui la crescita, soprattutto nel Paese magiaro che ha viaggiato fra il 22 e il 27 per cento.