Vendere agli italiani un nuovo tipo di pasta è un po’ come tentare di vendere ghiaccio agli eschimesi. Eppure, la Andriani di Gravina in Puglia, azienda di riferimento nel settore dell’innovation food, ce l’ha fatta, tanto che tra il 2013 e il 2018 ha triplicato il suo fatturato (54 milioni), diventando il terzo player del mercato italiano della pasta senza glutine. «L’avventura è cominciata nel 2001 — spiega il presidente Michele Andriani — con una sfida tecnologica: produrre pasta gluten free con solo acqua e farina di mais, lenticchie, legumi o riso integrale, senza aggiunte chimiche. Partivamo con uno svantaggio rispetto ai competitor, ma volevamo diventare protagonisti di un’innovazione alimentare: non in farmacia, ma sugli scaffali dei supermercati, come alternativa alla pasta di grano duro». Quindi comprata non solo da chi ha problemi di celiachia.
Tre anni dopo nasceva Molino Andriani, con cinque linee di produzione di pasta (presto saranno sei; la settima è prevista per il 2020). Attualmente, metà della produzione è esportata in 3o Paesi, presidiando le catene distributive più importanti a livello mondiale. Ma il successo dell’azienda pugliese non è dato solo dall’elevato know how produttivo e dalla costante ricerca tecnologica. Grande importanza riveste anche il tema della sostenibilità ambientale. «Crescere senza impattare sull’ambiente, tutelare la biodiversità e valorizzare l’agricoltura locale e il territorio sono tra i nostri principali obiettivi», conferma Andriani. «Ora stiamo puntando sul riutilizzo degli scarti di produzione, con i quali realizzare nuovi prodotti, come quelli dedicati al pet food. Le acque reflue poi servono per produrre l’alga spirulina, mentre l’energia che usiamo proviene da gas metano e non dal carbone. Nel giro di pochi anni saremo in grado di utilizzare solo energia green e autoprodotta al 100% grazie al biometano ricavato dalla lavorazione degli scarti».
E pensare all’ambiente fa bene anche ai conti: «Quando avremo ammortizzato il costo degli impianti — dice Andriani —, diventeranno essi stessi fonte di reddito». Ma un perfetto circolo virtuoso non può tralasciare l’elemento umano. Quest’anno, gli esperti di LinkedIn hanno premiato l’azienda pugliese, prima in Italia, come esempio vincente di welfare aziendale, capace di valorizzare il personale attraverso una politica finalizzata a creare un clima lavorativo positivo e stimolante. «Il tema dell’empowering people — spiega il presidente — fa parte del dna della nostra società. Il dipendente è al centro delle decisioni sia operative che strategiche. Perché creare un ambiente di lavoro sereno, dove tutti si sentano valorizzati e stimolati dà i suoi frutti. E noi ne siamo la prova».