L’affluenza, in controtendenza con il vento che soffia in quasi tutta Europa, fa registrare una flessione rispetto alle elezioni del 2014, con una quota di partecipazione al voto ferma al 56,1. Ma adesso l’Italia elettorale marcia a tre velocità: fa volare, soprattutto al Nord ma anche in Emilia, la Lega di governo che diventa il primo partito, quintuplicando i voti su scala nazionale rispetto al 2014 e attestandosi, così, al 34,5%; regala il secondo posto in classifica al Partito democratico che torna a crescere (23%) e sorpassa i grillini; penalizza pesantemente il M5S (16,6%), che perde oltre il 10% dei consensi rispetto alle politiche del 2018, con un crollo clamoroso al Sud dove meno di un elettore su due è andato alle urne. Il primo a riconoscerlo è proprio Luigi Di Maio che invia un messaggio «molto cordiale e di complimenti sinceri» all’alleato di governo Matteo Salvini. Forza Italia si ferma all’8,6%, Fratelli d’Italia arriva al 6,4%, +Europa di Emma Bonino con il 3,1% non passa la soglia di sbarramento del 4%, fuori dal Parlamento europeo anche i verdi e la sinistra.
I dati sullo spoglio diffusi dal Viminale hanno iniziato a disegnare la geografia del voto: a Roma la Lega è il primo partito (29%) ma è tallonato dal Pd (27,1%), mentre il M5S è solo terzo con il 18,1%. A Napoli, invece, il M5S si confermerebbe primo partito (39,1%) seguito dal Pd (20,4%) e dalla Lega (13,6%). Cinquestelle primi, nonostante l’astensione, anche a Palermo. A Bologna e a Firenze il Pd è ancora in testa, ma in Emilia Romagna la leadership dei dem è stata espugnata dalla Lega. A Milano vince la Lega (34%), secondo il Pd (29,1%), M5S fermo al 10,7%.
Il Carroccio ha guadagnato altre posizioni soprattutto nel Nord Est e nel Nord Ovest dove ha sfondato il tetto del 40%. Ma la sorpresa è soprattutto nel meridione dove è ormai il secondo partito con il 23,1% mentre la leadership resta al M5S (29,2%). In termini assoluti, la Lega avrebbe guadagnato 4,7 milioni di voti rispetto alle Europee del 2014 quando aveva poco più del 6%. Il Pd, che cinque anni fa ottenne con il 40% con Renzi, perderebbe 5 milioni di voti. Il M5S torna ai livelli delle Europee 2014 (quando era all’opposizione) ma perderebbe 5 milioni di voti rispetto alle politiche del 2018, quando ottenne più del il 32%.
L’affluenza (già bassa alle Europee del 2014 57,7%) non ha seguito l’onda europea. Anche l’Italia elettorale continua a rimanere spaccata in due con un dato che, fin dal primo pomeriggio, ha acceso una spia di allarme per il M5S: nei serbatoi di voti dei grillini, infatti, molti elettori sono rimasti a casa: Abruzzo, Sicilia (con le percentuali più basse) e Sardegna sono andate peggio del 2014, in quanto a partecipazione; a Napoli registrati 10 punti in meno rispetto alla media nazionale; a Palermo qualcosina di più. Al Centro Nord, invece, l’affluenza in crescita è stata accolta come un segnale dalla Lega: Liguria, Friuli, Lombardia, Veneto, Piemonte in cima alla classifica della partecipazione.