Pasquale Tridico, calabrese, classe 1975, è professore di politica economica a Roma e ultimo di una famiglia di sette figli. Candidato ministro Cinque Stelle, fece un passo indietro quando il Movimento fece l’accordo politico con la Lega invece che con il Pd. Dopo qualche mese, Luigi Di Maio lo ha comunque chiamato a presiedere il più importante ente pubblico del Paese, l’Inps. In questi giorni ha lanciato una campagna porta a porta sul reddito di cittadinanza con l’uso di camper e gazebo, attirandosi svariate critiche.
Professore, annunciare iniziative del genere nel pieno della campagna elettorale sembra in effetti un filo strumentale. O no?
«In Italia l’arroganza di classe non ha limiti. Un noto detto calabrese dice che chi è sazio non crede al digiuno».
Dunque la campagna procederà?
«Certo che sì. I camper andranno nelle periferie di Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna e serviranno a spiegare alle persone tutte le prestazioni a cui hanno diritto, non solo il reddito di cittadinanza. Dobbiamo chiederci se decine di migliaia di persone che vivono in situazione di estrema difficoltà abbiano diritto a una chance o debbano esser abbandonate a sé stesse. Mi rifiuto di pensare che nel nostro Paese debba prevalere l’egoismo e la solidarietà delegata al volontariato. Perché possono esistere i camper per la raccolta del sangue e non quelli per informare sul reddito?».
Partite dalle grandi città per una ragione precisa?
«Il disagio si concentra nei grandi centri urbani. Lei sa quanti senzatetto sono certificati nella sola Roma? Diciassettemila su un totale nazionale di almeno cinquantamila».
Le domande per il reddito sono state circa un milione su una platea che le relazioni tecniche indicavano in 1,8? Crede che saranno meno delle previsioni o è solo una questione di tempo?
«Nei primi due mesi sono arrivate più di un milione di domande. L’ultimo dato a mia disposizione, che le anticipo, ne conta precisamente 1.125.396, circa 120mila in più del 30 aprile. Ciò significa che le richieste procedono a un ritmo di mille al giorno. La percentuale di quelle accolte dovrebbe aggirarsi attorno al 75 per cento».
A quanto ammonta l’assegno medio dei fortunati?
«In media 520 euro».
Eppure in attesa della entrata in servizio dei navigator il sussidio verrà erogato senza verifiche attente sulla effettiva volontà dei percettori di cercare un lavoro.
«Mi corre l’obbligo di ricordare che l’assunzione dei navigator non è di nostra competenza. Ciò detto, una volta espletate le procedure di selezione e assunzione, mi auguro che le Regioni li mettano rapidamente nelle condizioni di lavorare».
Ci sono persone rimaste senza lavoro che non possono ottenere il sussidio solo perché l’anno precedente avevano un reddito. Ci saranno i fondi anche per loro?
«La bozza di provvedimento è sul mio tavolo, spero possa essere discussa in Parlamento al più presto, forse già alla fine di questo mese. Si potrà fotografare il reddito corrente, e ciò permetterà ai disoccupati in particolari situazioni, percettori di sussidio di disoccupazione o disoccupati da oltre diciotto mesi, di accedere al reddito».
Questa vicenda non dimostra che il reddito crea confusione fra sostegno ai più poveri e sussidio per chi non lavora?
«La condizionalità delle politiche di sostegno al reddito esiste in tutti i paesi europei, e nel nostro caso sono ben distinte fra coloro che hanno bisogno di un reddito e chi invece è alla ricerca di un lavoro. Mi stupisce il cinismo che a volte accompagna il dibattito italiano. Il reddito è perfettibile, ma mi chiedo con quale coraggio ne vengano negati l’utilità sociale e l’impatto economico».
Perché non decollano le domande per “quota cento”?
«Dissento nuovamente. Le paiono poche in un trimestre 130mila domande a fronte di una previsione di 290mila in un anno? Siamo assolutamente in linea con le previsioni».
Eppure i tecnici di Palazzo Chigi stimano che alla fine di quest’anno, fra anticipo pensionistico e reddito, ci potrebbero essere risparmi non inferiori ai tre miliardi di euro, forse quattro.
«Non mi aspetto risparmi significativi da quota cento. Potrebbe esserci invece una minor spesa per il reddito pari a circa un miliardo».
Cosa farà il governo con i fondi che avanzeranno?
«Dovrebbe chiederlo al governo. Ma il ministro del lavoro ha già annunciato che eventuali risparmi saranno destinati alle famiglie, al sostegno alle iscrizioni dei bambini agli asili nido e dell’occupazione femminile. Sono d’accordo con lui».
Sa spiegare perché la Ragioneria stima nel 2021 un aumento di quasi cento miliardi delle spese per le voci “pensioni e lavoro”? Da economista non le sembra una cifra enorme?
«Non sono in grado di risponderle. Non è realistica nel triennio, anzi è impossibile. Forse hanno ipotizzato che quota cento si trasformi in una misura strutturale, e oggi non lo è».
Chiedo sempre all’economista: non crede che uno Stato mamma sia una pessima prospettiva per un Paese a bassa produttività come l’Italia?
«Non parlerei di Stato mamma, bensì dello Stato sociale di un Paese che dà attuazione agli articoli due e tre della Costituzione. Non credo che le politiche neoliberiste e rigoriste degli ultimi decenni abbiano prodotto benessere, anzi probabilmente hanno aggravato la crisi. La disuguaglianza non è solo un problema morale e sociale, ma rappresenta anche un fattore negativo per la crescita. Invece – come dice l’economista di Harvard Dani Rodrik, non certo un pericoloso bolscevico – un po’ di “populismo economico” può favorire processi redistributivi capaci di incrementare la domanda».
Austerità in Italia ne abbiamo vista poca. In ogni caso, a quanto ammonta il suo compenso come presidente dell’Inps?
«È lo stesso del mio predecessore Tito Boeri: 103mila euro lordi, 3200 netti al mese. E poiché vivo con la famiglia a Roma, non ho diritto ad ulteriori rimborsi forfettari».
Ora però una legge ha reintrodotto il consiglio a cinque membri, ed è previsto che a ciascuno di loro venga riconosciuta un’indennità che potrebbe essere ben più alta. Non solo: i risparmi per finanziare questi aumenti andranno individuati tagliando il bilancio Inps, iniziando dalle ormai note buste arancioni. Non è così?
«Il ministero del Tesoro e del Lavoro stanno facendo un’analisi comparata dei compensi attribuiti negli altri consigli di amministrazione proprio per capire quale sia il compenso più congruo per il consiglio di amministrazione di enti pubblici così importanti per lo Stato».