Ultima, ancora una volta, nella classifica della crescita (scesa allo 0,1% nel 2019). Ultima anche in quella degli investimenti (unico Paese dell’Eurozona con segno negativo: -0,3%). In fondo alla graduatoria pure per il tasso di disoccupazione (che torna a salire al 10,9%, seguita soltanto da Spagna e Grecia). Il deficit che schizza al 2,5% e il debito oltre il 133%. Vero, nell’intera Ue si registra un calo della crescita (1,4% il dato medio dei 28 e 1,2% quello dell’Eurozona) per via delle tensioni commerciali globali e delle incertezze sulla Brexit. Ma ancora una volta lo stato di salute dell’economia italiana si conferma tra i peggiori, se non il peggiore. A certificarlo è la Commissione europea che ha rivisto al ribasso le sue stime, ribadendo il giudizio negativo sulle misure del governo giallo-verde.
La spesa pubblica – scrivono i tecnici di Bruxelles – aumenterà «in modo significativo a seguito dell’introduzione del reddito di cittadinanza e di diverse disposizioni in materia di pensione». E questo senza che i due provvedimenti-bandiera spingano la crescita.
Discorso simile sul mercato del lavoro, che non riparte: il tasso di disoccupazione passa dal 10,6% dello scorso anno al 10,9% e paradossalmente questo incremento è dovuto proprio all’introduzione del reddito di cittadinanza. La Commissione precisa che si tratta di un effetto statistico, perché l’avvio della misura «induce più persone a registrarsi ufficialmente come disoccupati e pertanto a essere conteggiate nella forza lavoro». Ma anche al netto di questo, l’effetto-positivo sul mercato occupazionale non c’è. E rischia di non esserci nemmeno nel 2020, quando dovrebbe restare all’11 per cento.
Per il 2020 il quadro è ancor più fosco, con il deficit che schizzerebbe al 3,5% e il debito a quota 135,2%. Ma le previsioni per il prossimo anno sono basate su uno scenario a politiche invariate, tanto che la Commissione non tiene nemmeno conto delle clausole di salvaguardia dell’Iva (che valgono 23 miliardi di euro). «La loro possibile attivazione – scrive Bruxelles – porterebbe a una migliore prospettiva fiscale». Giovanni Tria dice di non essere affatto sorpreso dalla cifre della Commissione perché «corrispondono alle previsioni già fatte nel nostro Def». Il ministro dell’Economia sottolinea che l’Ue «non ha tenuto conto dei dati del Pil nel primo trimestre», parla di «previsioni politiche» e critica la scelta di non considerare le clausole Iva, «che sono state inserite nel Def».
Molto più polemica la reazione (in una nota scritta) dei componenti grillini delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera: «Le nuove stime dell’Ue sono farlocche. Esprimono l’ostilità di personaggi le cui previsioni sono già state più volte ampiamente smentite dai fatti. L’obiettivo è colpire un governo ostile ai diktat di Bruxelles».
I rilievi negativi dell’Ue possono aver contribuito a far crescere lo spread Btp-Bund di 11 punti a quota 266.