Marelli è stata venduta per 5,8 miliardi di euro alla Ck Holdings, la società controllata dal fondo americano Kkr che possiede la giapponese Calsonic Kansei. L’operazione è stata chiusa ieri e garantirà agli azionisti di Fca un extra dividendo di 1,30 euro per azione, per un ammontare complessivo di 2 miliardi. Il dividendo sarà messo in pagamento il 30 maggio prossimo. Il valore di 5,8 miliardi di euro è leggermente inferiore ai 6,1 miliardi ipotizzati nell’autunno scorso quando le due società avevano siglato l’ipotesi di intesa. La differenza si spiega con gli andamenti di mercato e con il variare dei bilanci.
Calsonic Kansei e Marelli daranno vita a un gruppo da 14,6 miliardi di euro, il settimo fornitore automotive indipendente a livello mondiale. Nelle dichiarazioni di ieri l’amministratore delegato di Fca, Mike Manley, ha confermato che « Marelli continuerà ad essere un fornitore- chiave. Questa operazione garantirà un futuro solido ai dipendenti della società ». Anche Beda Bolzenius, manager di Calsonic Kansei, conferma che « il nostro rapporto con Fca rimane importante».
Rassicurazioni che non tranquillizzano del tutto i sindacati. Per Raffaele Apetino della Cisl «è necessario un incontro con la nuova proprietà proprio alla luce del nuovo assetto proprietario » . Per il responsabile della Fiom, Michele De Palma, la cessione di Marelli « si conferma un’occasione persa da parte del sistema delle imprese italiano» ed «esige l’apertura di un tavolo di confronto sulle prospettive produttive, occupazionali e contrattuali».
Ulteriori particolari sulla cessione si conosceranno certamente oggi pomeriggio alle 14 quando Manley commenterà i dati del secondo trimestre 2019 di Fca e risponderà alle domande degli analisti. Al centro dell’incontro, inevitabilmente, anche l’andamento delle vendite. Ieri sono stati annunciati i dati del mercato italiano di aprile. Globalmente la crescita è stata dell’ 1,47 per cento, il primo segno più del mercato italiano dopo tre mesi di cali. Ma Fca ha ancora registrato una variazione negativa: meno 4,18 per cento. Un calo meno accentuato rispetto a quelli dei mesi scorsi ma sempre al di sotto della media. Continua la crisi di brand come Alfa Romeo che dimezza le vendite rispetto all’aprile del 2018 mentre è in crescita Lancia che aumenta del 30 per cento. Sostanzialmente stabile Fiat (meno 0,39), cala anche Jeep che per tutto il 2018 aveva fatto registrare incrementi significativi delle vendite. Il gruppo del Lingotto piazza 5 modelli nella top ten del mercato italiano. E ottiene in aprile una quota del 25,3 per cento in ripresa rispetto al 24 per cento dei primi tre mesi dell’anno. Al secondo posto sul mercato italiano i francesi di Psa con il 16 per cento di quota seguiti dai tedeschi di Volkswagen con il 14 per cento. Se si realizzasse l’ipotizzata fusione Fca- Psa, il nuovo gruppo controllerebbe oltre il 40 per cento del mercato italiano.
Il mese di aprile è stato il primo in cui si potevano misurare gli effetti delle nuove norme bonus/ malus che premiano le auto meno inquinanti. Secondo il Centro Studi Promotor di Bologna « l’effetto delle nuove leggi sul mercato è stato modesto » e « l’incremento delle vendite è più probabilmente da attribuire all’anticipo delle immatricolazioni nella prima parte del mese » . Continua comunque il crollo del diesel che perde il 22 per cento rispetto all’aprile del 2018 mentre salgono le immatricolazioni di auto ibride.