Il “Barbaro Sognante” Bobo Maroni, in realtà è ben poco barbarico e per nulla sognante. Pragmatico invece sì. E molto. Prendiamo il caso di Armando Siri, il sottosegretario ai Trasporti accusato di corruzione.
Maroni, lei se fosse in Salvini che cosa farebbe?
«Non lo farei certo dimettere, perché sarebbe come far prevalere il principio di colpevolezza su quello di innocenza e alla fine ancora una volta sulla politica vincerebbe la logica delle procure».
Siri però è un sottosegretario, le sembra opportuno che rimanga al suo posto nel governo “dell’onestà” con l’ombra di una mazzetta da trentamila euro?
«Ecco, questa è una questione su cui si può discutere e così deve fare Salvini, da quello che ho capito la risposta verrà data dal presidente Conte al suo rientro dalla Cina. Io credo che Siri non si dimetterà».
I 5S però sembra ne vogliano fare una questione di principio. In questo modo non crede che verrebbe messa a rischio la tenuta del governo?
«Guardi, la mia convinzione è che il futuro del governo c’entra poco con questa storia: sia che Siri rimanga o si dimetta, il governo non subirà veri contraccolpi perché, con tutto il rispetto, non è che la figura di Siri sia così fondamentale. Io credo che la vera crisi potrebbe arrivare per il coinvolgimento di un’altra persona in una vicenda di cui ben pochi parlano…».
Ovvero?
«Be’, il caso dell’assunzione del figlio di Francesco Arata da parte del sottosegretario Giorgetti».
È così grave?
«Se Arata padre era il male assoluto perché avrebbe avuto rapporti con la mafia, almeno stando alle accuse della Procura, e il figlio era suo complice, allora l’assunzione da parte di Giancarlo Giorgetti del figlio “del male assoluto” potrebbe essere devastante. E però non se ne parla…»
Perché?
«Perché Di Maio sa bene che parlare di Siri è una cosa ma parlare di Giorgetti metterebbe davvero a rischio il governo. Detto questo, secondo me Siri non deve dimettersi e Giorgetti non deve dare spiegazioni e conoscendo bene entrambi metterei la mano sul fuoco sulla loro onestà. Ma, ripeto, il vero problema non è Siri, ma Giorgetti…»
In ogni caso questo governo ormai sembra appeso a un filo sempre più esile: liti, dispetti, attacchi…
«Ma no, è il gioco delle parti. Salvini e Di Maio hanno capito che rende bene dal punto di vista della comunicazione e della propaganda fare l’uno contro l’altro, fanno governo e opposizione al tempo stesso, è una scelta: occupano tutti gli spazi e alla fine l’opposizione è relegata a fare il terzo incomodo. Tra i due litiganti il terzo non gode, non ha spazio e non ha consenso».
Quanto durerà questa storia del poliziotto buono e del poliziotto cattivo?
«Fino al 26 maggio e poi si vedrà. Dal 27 si apre lo scenario che io definisco dell’1-X-2…»
Prego, abbiamo già la schedina in mano…
«Allora: X sta per non vince nessuno, il governo va avanti così; 1, vince Salvini e decide lui come e quando andare alle politiche con la sconfitta di Berlusconi; 2, potrebbe essere lo stesso Berlusconi: se riesce ad avere un colpo di reni dei suoi e a superare il 10 per cento alle europee, allora si apre uno scenario che può davvero mettere in seria crisi il governo».
In tutto ciò non c’è spazio per la sinistra che ieri è scesa in piazza a festeggiare il 25 Aprile. A proposito, lei cosa ha fatto?
«Io me ne sono rimasto in casa a leggere libri, mio figlio invece è andato in piazza. Ma ci sono vari modo per festeggiare la Liberazione. C’è il 25 aprile del Capo dello Stato e della Presidente del Senato per mantenere la memoria nelle nuove generazioni. Poi c’è quello della sinistra che sfila cantando “Bella ciao” e urlando slogan minacciosi contro Casa Pound: partecipare a queste manifestazioni significa condividere una visione di parte del mondo, di sinistra, non del popolo italiano».
Salvini però che non ha partecipato del tutto, è apparso isolato.
«Salvini ha fatto una scelta innovativa: è andato a festeggiare la Liberazione dalla mafia in Sicilia, inaugurando un nuovo commissariato. Non è banale: i partigiani lottarono contro il fascismo, la sopraffazione e la violenza, lottare contro la mafia come fa Salvini è rendere moderno il messaggio del 25 aprile. Basta con le nostalgie. Ci vuole in salto in avanti».