Manca poco più di un mese all’appuntamento delle elezioni europee e gli orientamenti di voto degli italiani vanno consolidandosi: la Lega conferma il primato aumentando i consensi rispetto a due settimane fa e sfiorando il 37% (ma va precisato che le interviste del sondaggio odierno si sono concluse prima che venisse diffusa la notizia dell’indagine per corruzione del sottosegretario leghista Armando Siri), il M5s si attesta al secondo posto con il 22,3% (-1%), a seguire il Pd con il 18,7% (-0,3%), Forza Italia con l’8,7% (- 1,2%) e Fratelli d’Italia con il 4,6% (+0,6%). Le altre forze politiche appaiono lontane dalla soglia di sbarramento del 4%, con l’eccezione di +Europa insieme a Italia in comune che raggiungono il 3%.
Il partito di Salvini ha il vento in poppa, può contare su un’elevata fedeltà di voto (l’87% di coloro che hanno votato Lega alle elezioni politiche oggi intende confermare la propria scelta), su una forte capacità di attrazione di nuovi elettori, su un livello di fiducia molto elevato per il proprio leader (49,9%, secondo solo al premier Conte), su un clima molto favorevole, dato che un italiano su due (51%) pronostica l’affermazione della Lega alle europee, e su un elettorato molto motivato, infatti quasi 9 leghisti su 10 sono certi della vittoria del loro partito.
Il M5s dopo la crescita registrata nel precedente sondaggio fa segnare un assestamento. Indubbiamente la presa di distanza del leader Di Maio rispetto a Salvini su molti dei temi di stretta attualità politica ha giovato al movimento per recuperare consenso soprattutto tra coloro che lo ritenevano eccessivamente subalterno alla Lega, appellandosi a valori e tratti identitari, e per ridare morale agli elettori che per circa due terzi (62%) prevedono la vittoria alle Europee. L’analisi dei flussi elettorali rivela che il 52% di chi votò M5s nel 2018 confermerebbe il proprio voto, mentre all’incirca uno su quattro si astiene e il 18% sceglie la Lega. La strategia adottata consente quindi al movimento di evitare fughe a sinistra e di richiamare al voto i delusi, anche a rischio di mettere a repentaglio l’immagine di coesione del governo che, peraltro, continua a godere di un consenso elevato (52%). La controffensiva leghista non si è fatta attendere (fra le altre, le polemiche con la sindaca Raggi) e tutto fa credere che le tensioni continueranno fino al 26 maggio.
Il Pd fa segnare una lieve flessione, pur senza subire forti contraccolpi dall’inchiesta sulla sanità umbra che ha portato alle dimissioni della presidente Marini. I dem sembrano fare quadrato intorno al nuovo segretario Zingaretti, alle prese con un percorso di rigenerazione di un partito uscito malconcio alle elezioni politiche e con l’esigenza di rimotivare l’unico elettorato, tra le prime quattro forze politiche, rassegnato al successo altrui: infatti solo un elettore su quattro pensa che il Pd si affermerà mentre il 45% pronostica la vittoria della Lega.
Quanto a Forza Italia, i flussi elettorali mostrano l’emorragia verso il partito di Salvini (33% di coloro che hanno votato FI nel 2018) e una fedeltà di voto molto contenuta e inusuale per il partito di Berlusconi (44%) che da tempo ha ceduto il passo alla Lega nella leadership del centrodestra e sta lottando per raggiungere l’obiettivo del 10% dei voti. Tuttavia, la maggioranza gli elettori che intendono votare per Forza Italia alle Europee pronosticano senza indugio la vittoria del loro partito (57%) contro il 38% che si attende il successo della Lega. La candidatura di Berlusconi sembra quindi galvanizzare l’elettorato devoto, ma fatica ad attrarre nuovi elettori.
Dunque i giochi sono decisi? Difficile che con un vantaggio così ampio alla Lega possa sfuggire la vittoria, ma come di consueto le incognite sono due: il tasso di partecipazione al voto e l’ultima settimana della campagna elettorale. Riguardo all’affluenza, il sondaggio odierno evidenzia una lieve flessione dell’area grigia dell’astensione che si attesta al 41,8%, sostanzialmente in linea con il 41,3% delle precedenti Europee (escludendo gli elettori italiani all’estero). È probabile che un’affluenza più bassa possa favorire le forze politiche con caratteristiche più «identitarie», quindi più in grado di mobilitare i propri elettori, mentre un’affluenza più elevata avvantaggi chi è dato per vincente, grazie al voto d’opinione. A questo proposito, i messaggi dell’ultima settimana saranno molto importanti, tenuto conto che una quota rilevante di elettori decide se e cosa votare solo a ridosso della scadenza elettorale: basti pensare che alle ultime politiche circa un quarto degli elettori ha fatto le sue scelte negli ultimi sette giorni. Resta da capire che ruolo giocheranno i temi europei nella comunicazione politica dato che, paradossalmente, finora sono risultati pressoché assenti e i messaggi sono stati a dir poco generici.