Al suo ritorno dalla trasferta statunitense il ministro dell’Economia Tria troverà una coda alla sua porta. A comporla saranno i leader della maggioranza, che cercano nelle risoluzioni parlamentari sul Def una rivincita sulla prudenza imposta nel Documento dal titolare dei conti, che ieri da New York ha ribadito l’esigenza di trovare «compatibilità fra i vari obiettivi che abbiamo». Anche perché la campagna elettorale per le europee e le amministrative (4mila Comuni su 8mila) incombe, e sia la Lega sia i Cinque Stelle vogliono pronunciare sullo stop all’Iva e sulle riforme fiscali le parole chiare che nel Def mancano. Parole più che cifre: perché addentrarsi nei numeri rischia di scavare solchi anche all’interno della stessa maggioranza impegnata nel nuovo assedio al ministero dell’Economia.
L’impegno a bloccare le clausole Iva da 23,1 miliardi, e quelle sulle accise da 400 milioni, per Lega ed M5S deve essere uno dei pilastri della risoluzione di maggioranza già in corso di faticosa elaborazione tra i due partner. Nel Def tanta perentorietà non c’è, e anzi la premessa firmata da Tria spiega che «la legislazione vigente in materia fiscale (tradotto: gli aumenti di Iva e accise, ndr) viene per ora confermata nell’attesa di definire le misure alternative di copertura e di riforma fiscale nel corso dei prossimi mesi».
Il problema è già emerso nelle audizioni di ieri, dove per esempio la Cisl ha lanciato l’allarme sul fatto che «il Def in nessuna parte indica un’intenzione di procedere alla sterilizzazione degli aumenti». E questa intenzione deve invece risuonare evidente nella risoluzione di maggioranza secondo Lega e M5S. Ma l’Iva è solo il primo dei temi caldi su cui il governo deve cercare ancora una volta il punto d’equilibrio.
La Lega vuole ritentare nella risoluzione il rilancio della Flat Tax che nel Documento di economia e finanza ha spuntato solo due rapide citazioni (una, peraltro, solo fra parentesi, nel punto in cui si parla di «il processo di riforma delle imposte sui redditi (“flat tax”)». Questa sera sarà lo stesso vicepremier Salvini a riunire i parlamentari del Carroccio per fare il punto sulla tassa piatta e sull’autonomia differenziata, cioè i due dossier meno facilmente commestibili per i Cinque Stelle. Che dal canto loro tengono il punto sull’esigenza di nuovi aiuti alle famiglie del ceto medio, sia sul terreno della riforma fiscale sia su quello di misure ad hoc. Tra gli obiettivi del Movimento c’è poi quello di aprire la risoluzione a impegni aggiuntivi sul lavoro, con un taglio al cuneo fiscale sulla spinta degli sconti Inail previsti dalla manovra e senza lasciar cadere la proposta di un taglio dell’orario lanciata nei giorni scorsi dal commissario e presidente designato Inps Pasquale Tridico.
Mentre spingono su questi temi, però, i Cinque Stelle frenano sulla tassa piatta. E in particolare sull’ipotesi, cara alla Lega, di indicare già possibili aliquote della futura imposta sui redditi. Ma tutti i numeri rischiano di essere ostici, per cui la risoluzione promette al momento di essere avara sul punto.
Perché anche sulle coperture per le nuove promesse, non è il momento di lanciarsi in troppi dettagli. La risoluzione ribadirà che tutto dovrà accadere «nel rispetto dei saldi di finanza pubblica», passaggio indispensabile per mantenere l’opera di “blindatura” pazientemente costruita da Tria nel Def per evitare sorprese nei giudizi sui conti (oggi è attesa la validazione dell’Upb, la cui mancanza aveva acceso la battaglia d’autunno sulla manovra).
Per tenere gli equilibri, la risoluzione dovrebbe puntare soprattutto su tre mosse: una nuova edizione della spending review, il ritorno in scena del taglio a deduzioni e detrazioni fiscali e un riordino della spesa locale per attività di welfare che possono sovrapporsi al sostegno prodotto dal reddito di cittadinanza. Ma proprio la spending, con un obiettivo che il Def indica per il 2020 a due miliardi, conferma che il dettaglio sulle cifre potrebbe rivelarsi un terreno minato per un atto, la risoluzione, che punta soprattutto a rilanciare gli impegni politici della maggioranza.