Neanche ventiquattro ore e l’assedio è di nuovo in atto. La maggioranza di governo non pare accogliere né le raccomandazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che corredano il via libera alla commissione di inchiesta sul settore bancario e sui mercati finanziari, né, tanto meno, l’ennesima indicazione del governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Il Quirinale e il banchiere centrale due giorni fa si sono spesi per ribadire l’autonomia della attività creditizia e l’esigenza di rispettare le prerogative e l’autonomia dei soggetti che su di essa vigilano. A partire da Bankitalia, da tempo nel mirino del governo, che non perde occasione per rimproverare i mancati controlli sulle banche. Ma c’è un ulteriore fronte tornato alla ribalta di nuovo ieri: nella coalizione gialloverde sono in molti ad accarezzare l’idea di mettere le mani sulle riserve auree di Bankitalia. Attraverso una mozione, i cui primi firmatari sono il leghista Alberto Bagnai, presidente della Commissione Finanze al Senato, e Laura Bottici del M5S, una pattuglia di parlamentari gialloverdi chiede al governo di «definire l’assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d’Italia nel rispetto della normativa europea». La mozione chiede anche di «acquisire le notizie» sulle riserve detenute all’estero e su come rimpatriarle. Il provvedimento è atteso a Palazzo Madama per il voto in aula mercoledì prossimo.
A depositare una richiesta analoga è Fratelli d’Italia, che da tempo rivendica la titolarità dell’oro esplicitamente in capo alo Stato. Il Pd è dell’idea opposta: una mozione ribadisce l’autonomia di Bankitalia e la titolarità delle riserve d’oro. A poco sono servite, dunque, le specifiche di Visco che due giorni fa in sede di assemblea ha ripetuto ancora una volta un principio semplice: «I partecipanti al capitale della Banca d’ Italia non hanno alcun diritto sulle riserve auree e valutarie della Banca d’Italia, la cui detenzione e gestione costituisce uno dei compiti fondamentali assegnati alle banche centrali dal Trattato sul funzionamento dell’ Unione Europea». Eppure la tentazione di ricorrere agli oltre 95 mila lingotti depositati nei caveau di Via Nazionale si è radicata, al punto di poterli utilizzare per puntellare i conti pubblici.
Basti una dichiarazione di qualche settimana fa di Matteo Salvini. «L’oro è di proprietà degli italiani, non di altri. Non ho studiato bene l’idea di usare l’oro per sterilizzare l’Iva, ma l’importante è che sia certificato che quell’oro è degli italiani». L’approccio del resto è quello ispirato da Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della commissione Bilancio, che da tempo lamenta l’incertezza normativa sull’oro di Bankitalia. L’avvio di una nuova commissione di inchiesta sulle banche spinge, intanto, il presidente dell’ Associazione bancaria, Antonio Patuelli, a spiegare:«Sono favorevole a tutti gli accertamenti possibili che facciano luce su una fase difficile per alcune banche e contribuiscano a voltar pagina». Patuelli ripete anche la sua posizione sui risarcimenti ai risparmiatori traditi. «Io sono un sostenitore della necessità di risarcire tutti coloro che sono stati frodati o ingannati, però sono le istituzioni della Repubblica che decidono le metodologie in accordo con le istituzioni europee. Prima si risolve questo problema e meglio è per tutti». A intervenire sulle vicende del credito italiano e sull’avvio di un nuovo organismo di inchiesta è anche il presidente della commissione Antimafia, Nicola Morra: «Non è detto che sia stata un azione di stampo mafioso quella che ha prodotto tanti danni, ma i consigli di amministrazione di diverse banche hanno avuto decisioni irrazionali e bisogna chiedersi perché».