Sette anni per portare l’alta velocità-alta capacità ferroviaria a Verona e nove per arrivare fino a Vicenza. Il tutto in un’ottica di «sviluppo dei grandi corridoi europei» e ridefinire il futuro del collegamento Milano-Venezia, una delle tratte ferroviarie più frequentate d’Italia e che Ferrovie dello Stato guarda con interesse speciale: «Ridurre i tempi di collegamento tra gli aeroporti di Milano e Venezia è uno dei nostri obiettivi principali». Le parole dell’amministratore delegato della società ferroviaria, Gianfranco Battisti, risuonano nella sala convegni del Cuoa, la business school di Altavilla, ieri, in uno dei primi dibattiti del Festival città impresa, la rassegna sui temi economico-sociali promossa da ItalyPost e curata da Dario Di Vico, in corso fino a domani a Vicenza.
L’incontro con Battisti è ruotato intorno alla Tav Brescia-Padova, dove la situazione dei progetti è frastagliata. La tratta fino a Verona è in fase di progettazione esecutiva e la scorsa estate sono iniziate le procedure di esproprio dei terreni necessari al raddoppio dei binari, mentre l’attraversamento di Verona attende l’ok definitivo al progetto preliminare, come la tratta che passa per il cuore di Vicenza; da Verona a Vicenza si va verso la progettazione esecutiva mentre da Vicenza a Padova l’opera è ancora tutta da scrivere (e disegnare).
Ma Battisti si è detto ottimista: «Secondo il cronoprogramma prevediamo di completare il collegamento da Brescia a Verona e da Verona a Vicenza entro il 2026, mentre per l’attraversamento di Vicenza puntiamo al 2028». Rimane però l’incognita dei pareri del governo, che ha annunciato l’analisi costi-benefici anche sulla tratta veneta, sul modello dello studio sulla Torino-Lione: «Non abbiamo avuto nessun veto – afferma Battisti – quindi noi andiamo avanti. Vediamo che avanza tutto e questa rientra tra le sei grandi opere infrastrutturali che stiamo portando avanti».
Ferrovie preme sull’acceleratore anche perché la strategia, dietro ai cantieri è precisa: «Per i prossimi dieci anni – osserva Battisti – in Europa ci si aspetta 500 milioni di nuovi turisti ogni anno e di questi una buona fetta arriveranno in Italia. Quale miglior occasione per proporre un sistema di trasporto integrato che metta in collegamento rapido ed efficiente, per esempio, gli aeroporti di Venezia e Milano con un servizio ad alta velocità?».
Ma al Cuoa non si è parlato solo di Tav. È arrivata la conferma dell’intervento da 50 milioni di euro per riqualificare l’ex-scalo merci di Verona, dopo un incontro l’altra sera: «Quella è un’area gigantesca – spiega Battisti – oggi in disuso e proprio in queste ore stiamo lavorando con il Comune per la riqualificazione ambientale che crei i l Central Park di Verona, un’enorme area verde tra la zona della fiera e la stazione, in centro». Il progetto riguarda un’area di 50 ettari e rappresenta un sogno nel cassetto dell’attuale giunta veronese, lanciato nel 2017 dall’allora candidato – e ora sindaco – Federico Sboarina. Ma sui tempi l’ad di Ferrovie non si sbilancia: «Non è un intervento molto complicato: si tratta di bonificare una zona e metterla a verde. Dobbiamo solo accordarci con il Comune. Sarebbe un modello da replicare in molte altre città italiane, dove ci sono molte aree in disuso da destinare a verde».
«Il Central park cambierà il volto di Verona. Sarà un’altra città», ha commentato per parte sua ieri sera proprio Sboarina. «Sto facendo l’impossibile perché si realizzi. Per questo sono soddisfatto delle parole di Battisti. Ci siamo sentiti ieri, ci vedremo presto. Il Central park – ha aggiunto – sta diventando realtà, lo so dalle carte che stiamo mettendo a punto. Certo, ci vorrà tempo; ma per i residenti di Verona sud sarà un’altra vita e non solo per loro. Sono contento di aver convinto le Fs a realizzare la più grande opera di rigenerazione urbana della storia della nostra città».
*Corriere del Veneto, 30 marzo 2019