Nel governo « ormai viviamo da separati in casa», si racconta nel dietro le quinte dell’alleanza gialloverde. E lo si fa in maniera trasversale. I principali capitoli aperti, quelli più pressanti per Lega e 5 Stelle, adesso sono due. Il primo, l’accordo con la Cina per la cosiddetta Via della Seta. Il secondo, il decreto ” sblocca cantieri” che dovrebbe essere approvato mercoledì in Consiglio dei ministri.
Nelle ultime ore, l’ambasciatore americano Lewis Eisenberg che aveva già incontrato il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti e il ministro Enzo Moavero Milanesi, si è fatto sentire due volte dal vicepremier Matteo Salvini. Il pressing è costante, serrato e motivato dal fatto che, per gli americani, l’accordo tra il nostro Paese e Xi Jinping non andrebbe rivisto: andrebbe proprio cancellato, spazzato via. Gli Stati Uniti sono in una guerra commerciale senza precedenti con la Cina e considerano l’Italia il principale alleato in Europa dopo la Gran Bretagna. E il patto Roma- Pechino è percepito come un cedimento al ” nemico”. Nel fine settiama alla Farnesina i tecnici hanno lavorato per modificare i 16 protocolli governativi tra Italia e Cina, infarcendoli di paletti e richiami alla legislazione europea. In particolare, sono stati ” asciugati” i protocolli sui porti di Trieste e Genova, rimuovendo i riferimenti ai «vincoli di riservatezza» e alle «infrastrutture digitali». Nella speranza di Palazzo Chigi di poter incassare il disco verde finale di Washington. Ma per gli Usa è il memorandum in sé a rappresentare una minaccia, considerato alla stregua di un manifesto politico. «La questione economica è importante, ma la sicurezza nazionale è decisiva», avverte Salvini da Potenza. Identico ragionamento da Guglielmo Picchi, sottosegretario agli Esteri: « Non possiamo compromettere la sicurezza o deprimere l’interesse nazionale ».
Il punto però è che per i 5 Stelle l’interesse nazionale combacia con l’accordo coi cinesi. « Negli ultimi giorni ho visto posizioni diverse, un po’ schiacciate su quel che chiedono gli altri Paesi e non su quello che vuole e fa bene all’Italia. Mi ha sorpreso, non lo nascondo», ha scritto Luigi Di Maio in un post sul ” Blog delle stelle”. Come dire, la Lega stavolta non è sovranista? Basta subordinazione agli Usa. In casa 5 Stelle si ricorda come le basi del Memorandum erano state poste da Paolo Gentiloni.
Non bastasse il delicato dossier di politica internazionale, c’è in ballo lo sblocca cantieri. Al decreto stanno lavorando sia il premier Giuseppe Conte che il ministro Danilo Toninelli e dovrebbe ottenere il via libera nel Consiglio dei ministri di mercoledì. Ma il Carroccio ora frena: il testo elaborato sarebbe incompleto perché favorirebbe l’apertura di piccoli cantieri, per lo più al Sud, e contemporaneamente trascurerebbe le grandi opere. In più, mancherebbe qualsiasi riferimento all’edilizia privata e non sarebbe prevista la figura del commissario unico per le grandi opere. Per Salvini, così com’è, il decreto è una scatola vuota, da rivedere: « Non voglio un mini decreto, vanno sbloccati tutti», ha infatti spiegato il vicepremier. « L’alleanza — rincara Giancarlo Giorgetti — va avanti finché il contratto merita di essere eseguito». E almeno su questo punto, conviene anche il M5S.