Dal loro cantiere «escono» circa 80 yacht all’anno e nove su dieci sono destinati all’estero. Ma la prima particolarità su cui si interroga chi è forse un po’ profano nel mondo della nautica è: per ché i soci di Absolute yachts, protagonista dell’eccellenza nautica made in Italy, producono barche che navigano nei mari di tutto il mondo a Podenzano, in provincia di Piacenza?
La risposta è nelle radici «storiche» del l’azienda, racconta Cesare Mastroianni, vicepresidente sales & co e presidente di Absolute Americas. Angelo Gobbi, oggi presidente e azionista di Absolute yachts, negli anni sessanta decide di cambiare «business model»: lui, che come tanti altri nella zona ha la passione della motonautica da diporto «lacustre», decide di trasformare l’hobby in mestiere. E dalla sua officina di autocarrozzeria mette in piedi a Gropparello un cantiere navale artigianale. Che diventa industriale: Gobbi è il primo ad applicare la catena di montaggio nella nautica. Un’idea che rappresenta ciò che diventerà la filosofia produttiva anche di Absolute yachts: le barche vengono realizzate in «serie», su due linee (Navetta e Fly), con optional che i clienti possono scegliere. Modello diverso da quello seguito da altri concorrenti, che costruiscono barche personalizzate.
Ma la storia presenta una discontinuità che la rende ancora più peculiare. Dopo che il cantiere si è ingrandito, facendo nascere intorno a sé anche un indotto di supporto, Gobbi decide di ritirarsi e nel 2001 vende ad Azimut. La seconda puntata inizia però un anno dopo. Due suoi ex collabora tori, Sergio Maggi (progettista) e Marcello Bè (esperto di produzione) lasciano il gruppo acquirente e fondano Absolute yachts a Podenzano. Sviluppano modelli che presentano a Genova, Cannes, Barcellona in contrando un favore internazionale che li mette presto di fronte a una necessità: devono «cambiare», acquisire in azienda competenze più articolate. Propongono a Gobbi di «rientrare». E lui ci sta. Con il suo con tributo viene realizzato uno stabilimento nuovo (per dare un’idea: la metà di quello di oggi), si introducono innovazioni produttive, la robotica. La crisi del 2009 è un colpo per la nautica ma l’azienda reagisce investendo e puntando su yacht di lunga crociera per oltrepassare il perimetro di mercato del Mediterraneo.
E oggi la società, che ha per soci Gobbi, Maggi, Bè, l’amministratrice delegata Paola Carini e Giuseppe Bertocci, tutti impegnati in azienda con Patrizia Gobbi (marketing) e Mastroianni, esporta per il 30% negli Stati Uniti, il 15% in Asia, in Europa il 40% e il resto in Russia e area baltica. Zero debiti, ricavi che dal 2011 sono passati da 17 a 63 milioni (agosto 2018), dipendenti moltiplicati da 80 a 240. Progetti? Il piano triennale al 2021 prevede una crescita del 10% l’anno. E novità. Per conquistare un’altra «fetta» di mondo. Anzi, di mare.
L’Economia 15 marzo 2019