Grazie a un’opera di cosmesi giuridica, la lettera inviata dal premier Giuseppe Conte al direttore generale di Telt, Mario Virano, ha centrato l’obiettivo, non scontato alla vigilia, di permettere a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini di salvare la faccia sulla Tav. Anche se in realtà l’opera va avanti.
Infatti, gli «avis de marchés» e i «bandi di gara» sono due espressioni che individuano la stessa procedura: «Un avviso pubblicato da un acquirente pubblico per informare i potenziali richiedenti dell’aggiudicazione di un appalto». E così, come concordato da tempo da Italia e Francia, domani a Parigi il cda della Telt autorizzerà la sua direzione a «pubblicare gli avis de marchés (inviti a presentare candidatura) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base» della ferrovia Torino-Lione (45 chilometri, più 12 in territorio italiano), per «rispettare il termine del 31 marzo per non perdere i finanziamenti Ue».
Conte, che non ha mai nominato la parola «bandi» e che ieri ha informato Macron e Juncker del«supplemento di riflessione», ha chiesto a Telt: 1) di «soprassedere dalla comunicazione dei capitolati di gara» (era già stato stabilito fin da dicembre che questi sarebbero stati pubblicati sei mesi dopo la partenza degli avis de marchés); 2) di «evitare di assumere impegni di spesa gravanti sull’erario italiano» (grazie alla clausola di dissolvenza prevista da tempo per i bandi); 3) di non «pregiudicare gli stanziamenti finanziari» della Ue.
I punti 1) e 2), seppure già incassati da tempo, permettono ora di cantare vittoria a Luigi Di Maio («Questione risolta, andiamo avanti») e anche al presidente della Camera, Roberto Fico: «La battaglia del M5S contro la Tav è identitaria non ideologica». Poi, però, è partita la propaganda grillina che ha infastidito i leghisti: «C’è il rinvio dei bandi» (Laura Castelli e Mario Sibilia); «Sono felice che Salvini abbia cambiato idea» (Stefano Buffagni); «Rispettato il contratto» (Danilo Toninelli) .
Il governo rispetta il contratto, secondo cui l’opera andrà inte-gralmente ridiscussa
Così Matteo Salvini ha dovuto ribadire che «non c’è nessuno che vince o che perde» ma anche che «la Tav si deve fare». E Armando Siri (Lega) si è rallegrato perché «il finanziamento Ue è salvo».
Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani (FI), parla di governo «senza coraggio» e chiede un referendum. La lettera di Conte? «Degna di una repubblica delle banane», dice il governatore dem Sergio Chiamparino. «In assenza di atti giuridicamente rilevanti, come scrive Telt, la Tav va avanti», sintetizza Michele Anzaldi (Pd).