Il fronte pro opere che preoccupa la Lega. Dai Sì Tav di Torino a Confindustria e ai governatori del Nord, fino al ruolo del sindacato. Un’insidia.
M arzia Casolati è una senatrice leghista eletta a Moncalieri. Ha un negozio di oreficeria e potrebbe passare alla storia come la prima esponente del partito di Matteo Salvini contestata dai suoi colleghi imprenditori. È successo ieri a Torino: Casolati ha promesso a una delegazione di rappresentanti delle categorie produttive che «la Lega vi porterà la Tav» e non solo non è stata creduta ma ha incassato i suoi primi fischi. L’episodio vale come segnale di un ampio malessere e per ora nulla di più ma è chiaro che il rapporto tra la Lega e «il partito del Pil» è sottoposto a continui stress. Tanto che un politico navigato come il forzista Osvaldo Napoli ieri prima ha dichiarato di «essere d’accordo con quegli imprenditori che si dicono pronti a intraprendere un’azione legale contro un esecutivo che compie quotidianamente attentati contro gli interessi nazionali» e poi ha aggiunto maliziosamente che «il presidente Sergio Chiamparino è un uomo nato con la camicia, un governo di facinorosi inconcludenti si sta infatti rivelando il migliore sponsor per la sua rielezione come presidente della Regione».
Mentre a Roma si cercava affannosamente una soluzione al rebus Tav, a Torino andava in onda un flash mob di un migliaio di persone organizzato dal comitato delle madamin e da Mino Giachino per tenere alta la temperatura della piazza e preparare una nuova grande manifestazione convocata per domenica 17 marzo. Sarà interessante vedere se in quell’occasione convergeranno sulla città della Mole anche gli altri comitati SìTav che stanno sorgendo in diverse zone del Nord, nel Veneto come a Milano. E sarà altrettanto interessante vedere il grado di coinvolgimento della Confindustria, che nei mesi scorsi era il più convinto alleato delle madamin e del movimento SìTav. Del resto in una fase in cui l’incubo della recessione grava sulle imprese e sui territori, la parola d’ordine delle sblocco delle opere pubbliche grandi e piccole non può che godere di grande popolarità. Anzi, a livello locale lo sforzo è quello di allargare il contenzioso con il governo come hanno fatto ieri il Comune di Bologna e la Regione Emilia-Romagna convocando un’assemblea per chiedere lo sblocco di 2,5 miliardi di investimenti legati al Passante autostradale di Bologna, all’ormai mitica bretella Campogalliano-Sassuolo e all’autostrada regionale Cispadana. Il sindaco Virginio Merola e il governatore Stefano Bonaccini si sono messi alla testa delle rivendicazione di costruttori e sindacati edili in perfetto asse con il piemontese Chiamparino.
È singolare infatti come l’indignazione degli imprenditori per i continui rinvii del governo stia incrociando in questa fase il ritorno in partita del Partito democratico. Il segretario Nicola Zingaretti come prima uscita pubblica post-primarie ha scelto proprio Torino e la Tav ed è bizzarro che un Partito democratico, che in teoria dovrebbe spostarsi a sinistra sia per effetto del voto delle primarie sia per attrarre i delusi dei Cinque Stelle, nella realtà trovi ampi spazi di dialogo con il partito del Pil. Non c’è alcuna speranza immediata che Zingaretti possa attrarre gli imprenditori delusi della Lega ma l’attivismo dei Chiamparino, dei Merola e dei Bonaccini e a Milano dell’assessore Pierfrancesco Maran (che ha creato un comitato SìTav) in qualche maniera viaggia in parallelo con i mal di pancia dei governatori leghisti Attilio Fontana e Luca Zaia, con le drastiche prese di posizione di presidenti delle associazioni industriali come il vicentino Luciano Vescovi e con le frequenti punzecchiature che Roberto Maroni riserva a Salvini.
Nell’incrocio tra economia e politica il fronte favorevole alla Tav e più in generale al rilancio delle infrastrutture è molto ampio e potrebbe spaventare persino il Capitano Salvini che danza sui sondaggi. A dare ancora più profondità sociale a questi slittamenti della società concorre anche l’azione dei sindacati. Due giorni prima delle manifestazione pro-Tav di Torino, venerdì 15, gli edili di Cgil-Cisl-Uil manifesteranno a Roma e nelle altre maggiori città contro una crisi del settore che certo viene da lontano ma che produce le stesse parole d’ordine delle madamin e del Pd emiliano: sbloccare le opere pubbliche.