Una boccata di ossigeno, alimentata a Palazzo Chigi, per Luigi Di Maio e il M5S in difficoltà dopo le elezioni in Abruzzo e in Sardegna. Un pacchetto di emergenza che prevede lo slittamento alla Camera della legittima difesa, un’accelerazione per la legge che istituisce la commissione sulle banche e, in più, il via libera al decreto che dovrà «assicurare un celere rimborso per i clienti truffati dagli istituti di credito». È quanto emerge dal vertice di governo che ieri pomeriggio ha tenuto impegnati il premier Giuseppe Conte, i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Così sarebbe pronta la bozza del decreto che assicura l’indennizzo al 30% degli azionisti e al 95% degli obbligazionisti subordinato fino a 100 mila euro. La priorità, però, sarà assicurata a chi ha un Isee inferiore a 35 mila euro.
Eppure, la presenza a Palazzo Chigi del ministro Tria, che due giorni fa aveva criticato chi nel governo mina la credibilità dell’Italia rimangiandosi la parola data sulla Tav, è la spia che i due azionisti della maggioranza abbiano parlato, grazie anche alla mediazione del presidente del Consiglio, del nodo irrisolto della ferrovia ad alta velocità tra l’Italia e la Francia. Il calendario incalza: entro l’11 marzo dovranno essere pronti i bandi (pena la perdita di 300 milioni di stanziamenti Ue) ma i Cinque Stelle puntano, davanti alle insistenze della Lega, quanto meno a rimandare l’assegnazione delle gare a dopo le elezioni europee. Un aiutino al M5S verrebbe poi dallo stesso premier, intenzionato a chiedere ulteriori finanziamenti a Bruxelles per mitigare l’analisi costi benefici alla quale si sono aggrappati i grillini.
Sul vertice di governo è anche piombato l’ordine del giorno approvato dal consiglio regionale del Piemonte che chiede di indire un referendum sulla Tav: una consultazione che il governatore dem Sergio Chiamparino, con il placet di Salvini, propone di tenere il 26 maggio insieme alle elezioni europee mentre il M5S ritiene che sia «solo una enorme perdita di tempo». Nulla di fatto invece per il pacchetto di nomine che il governo continua a rimandare: Fincantieri, Snam, Italgas, Ansaldo Energia, Sace.
Di Maio si è comunque impuntato sull’autonomia differenziata, che nonostante le spinte della Lega non decolla a causa delle resistenze dei ministri grillini. Così, dopo un’audizione nella Bicamerale sul federalismo della ministra leghista Erika Stefani (Affari regionali), il M5s ha fatto sapere che sulle commissioni paritetiche per determinare i fabbisogni standard «serve condivisione altrimenti l’iter si blocca». Pronta la replica della ministra, che nella Bicamerale è stata incalzata dal vice presidente grillino Vincenzo Presutto: «I giudizi del M5S sono infondati…».