Male l’Italia. Ma non va meglio sui mercati esteri. Giù i ricavi. E in frenata anche quelli futuri, almeno a giudicare dalle commesse. Scorrendo le tabelle Istat per fatturato e ordinativi industriali è francamente difficile trovare anche solo spiragli di ottimismo. Ovunque si getti lo sguardo si incontrano solo segni meno, in più di un caso a doppia cifra, frenata corale che non risparmia alcun settore o macro-comparto, dai beni di consumo a quelli durevoli. Gli “antipasti” forniti da produzione industriale ed export non lasciavano in effetti ben sperare ma i numeri registrati a dicembre per le vendite sono anche peggiori: un calo del 3,5% rispetto al mese precedente (quarto mese consecutivo in “rosso”), del 7,3% su base annua, massima escursione negativa dal lontano novembre 2009. In termini di indice il salto indietro è notevole, con l’industria tornata sui livelli di aprile 2017. Il confronto con un dicembre 2017 scintillante (+7,7% allora) penalizza certo la performance annua ma si tratta in fondo di inezie e il senso dell’arretramento resta comunque evidente e anche simbolicamente rilevante: la comparsa del segno meno nel dato tendenziale interrompe infatti un progresso continuo durato ben 25 mesi consecutivi. Dato a maggior ragione preoccupante perché esito di un calo non solo nazionale, con riduzioni molto simili per le vendite realizzate sul mercato interno e per quelle legate all’export. Il progresso dell’intero 2018 si riduce così ad un magro 2,3%: così come accaduto per la produzione e per l’export si tratta di un valore decisamente inferiore rispetto a quanto realizzato nel 2017. Dalla debacle non si salva alcun settore, con cali a doppia cifra per mezzi di trasporto e farmaceutica: nessun comparto presenta ricavi in crescita ed escludendo dal calcolo l’energia il dato della manifattura peggiora ancora, scendendo a -7,6% . Ad abbassare le medie – spiega l’Istat – è in particolare il comparto dei mezzi di trasporto diversi dalle auto, per effetto del confronto effettuato con un dato particolarmente positivo di dicembre 2017. Non che le auto comunque brillino: i ricavi di dicembre per il settore cedono il 7,5% mentre le commesse si inabissano di oltre 18 punti. Se i dati del fatturato sono pessimi, nessuna consolazione arriva guardando al futuro e sono forse queste le indicazioni più preoccupanti.
Industria in contrazione: produzione -5,5% annuo, peggior dato dal 2012
Brutte notizie vi sono infatti anche dal lato degli ordini, anche in questo caso in calo deciso sia in Italia (-3,6%) che all’estero (-7,6%). Numeri già preoccupanti (il calo medio totale è del 5,3%) che in realtà in termini reali andrebbero limati ancora al ribasso, tenendo conto di un calendario più favorevole (una giornata lavorativa in più) e della conseguente sovrastima del dato grezzo, il solo monitorato dall’Istat per le commesse.
Anche in questo caso tra i settori non c’è molto di cui rallegrarsi: l’unico dato in controtendenza è quello dei macchinari, dove le commesse crescono del 5,4 per cento. Altrove ci sono solo segni meno, con cali a doppia cifra per farmaceutica, elettronica, apparati elettrici e ancora una volta i mezzi di trasporto. Con l’arrivo dei numeri Istat sulle vendite dell’industria è così possibile tracciare un bilancio definitivo per la manifattura, che mese dopo mese nel corso del 2018 ha rallentato il passo, chiudendo l’anno in crescita solo grazie al carburante accumulato nel corso del primo semestre. L’export 2018 cresce così del 3%, dal 7,6% precedente, la produzione passa da +3,6% a +0,8%, le vendite dal 5,6% al 2,3%, gli ordini dal 6,3 all’1,9%. L’indice di fiducia delle imprese, in frenata ininterrotta dallo scorso luglio, aveva del resto già dato indicazioni chiare. Rendendo più probabile al momento l’avvitamento verso la stagnazione che non l’avvio di un «nuovo boom economico», come ipotizzato dal vicepremier Luigi Di Maio.