E’ stato l’amore per il suo cane a ispirare Pier Giovanni Capellino a fondare nel 2000, a Genova, l’azienda di alimenti per animali domestici Almo Nature. L’obiettivo iniziale era produrre cibo per cani e gatti senza additivi e con materie prime idonee al consumo umano. C’è riuscito: puntando sull’innovazione è stato in grado di creare le prime crocchette secche prodotte al cento per cento con carne fresca. In pochi anni, Almo Nature è diventata una «multinazionale tascabile», come la chiama Capellino, un’eccellenza del settore con clienti anche in Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Olanda, Belgio, Stati Uniti, Canada e Asia (il 48% del fatturato viene dall’estero). Oggi l’azienda fattura oltre 75 milioni di euro e conta cento dipendenti; stima di superare 85 milioni di ricavi nel 2019. Ricavi che vengono completamente reinvestiti in progetti benefici per gli animali.
Almo Nature, infatti, appartiene «agli animali, come spiega bene la frase “Owned by the Animals”, che completa il nome del marchio», commenta il fondatore. Nel 2018, infatti, l’azienda è stata ceduta alla Fondazione Capellino, creata ad hoc, oggi proprietaria di Almo Nature e di tutti i suoi asset. Tutti i profitti generati dalla società vengono passati alla Fondazione che ha la sola finalità della tutela della biodiversità di cani, gatti e natura. «Acquistando i nostri prodotti i consumatori finanziano progetti di ricerca e beneficenza per gli ani- mali: una scelta etica, oltre che di consumo», spiegano dall’azienda.
La fondazione ha diversi progetti in corso, molti dei quali legati a cani e gatti. A companion animal for life, per esempio, incentiva l’adozione responsabile e lotta contro abbandoni e maltrattamenti. Farmers&Predators, con un ambito d’azione più ampio, ha l’obiettivo di armonizzare la coesistenza tra allevatori e animali predatori selvatici, cosicché la biodiversità diventi un’opportunità per migliorare la qualità della vita. La Fondazione ha in cantiere altri progetti, tra cui alcuni legati alla tutela degli animali selvatici, e programmi di agricoltura sostenibile. Come quello condotto sui terreni agricoli di San Salvatore Monferrato dove, al termine del loro recupero, sorgerà la sede della Fondazione.
*L’Economia, 18 febbraio 2019