Alla vigilia della riunione del cda di Telt, cresce il pressing francese sulla Tav. Oggi è infatti in agenda il consiglio di amministrazione della società incaricata di realizzare e progettare la Tav: sul tavolo ci sarà il via libera ai bandi da 2,3 miliardi di euro che erano stati congelati a dicembre. A poche ore dalla decisione è arrivato da Oltralpe un «annuncio» che subito è stato rilanciato in Italia: «L’Europa sembra disposta a finanziare al 50% la totalità della Torino-Lione – ha detto Etienne Blanc, vicepresidente della Regione Alvernia-Rodano-Alpi -, ossia il tunnel transfrontaliero e le vie d’accesso».
Blanc è reduce da un incontro con la Commissione europea, risalente alla settimana scorsa. E ieri ha deciso di enfatizzare la questione del finanziamento al 50% anche per le opere nazionali. Per il governatore piemontese Sergio Chiamparino si tratta di «una buona notizia, una ragione in più perché Telt dia il via libera i nuovi bandi». In realtà, come spiegano dall’esecutivo Ue, l’annuncio del vice-governatore francese fa riferimento a una decisione che era già stata presa a annunciata mesi fa da Bruxelles e che aveva ricevuto anche il sostegno del Consiglio e del Parlamento. I ministri si erano espressi il 3 dicembre (Danilo Toninelli aveva dato il via libera), mentre il voto di Strasburgo risale al 12 dicembre (la delegazione M5S aveva tentato un blitz, respinto dall’Aula, per escludere totalmente la Torino-Lione dai fondi Ue).
In sostanza il provvedimento adottato nei mesi scorsi prevede di aumentare il tasso di cofinanziamento di tutte le opere infrastrutturali incluse nella «Connecting Europe Facility» (Cef) fino a un massimo del 50%, «ma non si tratta di una proposta specifica per la Torino-Lione – fa notare un portavoce della Commissione – e comunque è legata all’esito delle trattative sul prossimo bilancio pluriennale». Potenzialmente, per l’Italia i costi potrebbero essere inferiori alle stime. «Si dimezzerebbe il costo della tratta nazionale, da 1,7 miliardi a 850 milioni – nota Chiamparino -, e si abbasserebbe di un ulteriore 10% il costo del tunnel di base».
Questo, però, è il futuro. Il problema, adesso, per Roma e Parigi, soprattutto per la Francia, è non perdere nemmeno un centesimo dei fondi messi finora a disposizione dall’Ue. Il doppio intervento dei vertici amministrativi di Rhône Alpes e Piemonte, provano che i due rappresentanti nel Cda di Telt, che non hanno diritto di voto, chiederanno di sbloccare l’appalto da 2,3 miliardi congelato dalla scorsa estate. Lo stesso farà l’Ue, che partecipa come uditore ai Cda. Anche i consiglieri francesi dovrebbero esprimersi per il sì. Resta da capire che cosa faranno i rappresentati italiani e il direttore generale Mario Virano. Fino a tarda sera da Roma non erano arrivate indicazioni, Sul tavolo del Cda, però, c’è una soluzione che permetterebbe di dare il via libera alle gare, contenendo i ritardi sul programma Ue, e nello stesso tempo darebbe più tempo alla maggioranza giallo-verde per trovare una soluzione condivisa. Applicando il diritto francese, infatti, è possibile applicare la clausola di salvaguardia che permette di dichiarare «senza seguito» e senza oneri e obblighi per Telt e gli Stati, lo stop di una procedura avviata se viene meno la volontà politica di andare avanti nel progetto.
Ma i grillini piemontesi non ci stanno. Francesca Frediani, consigliera regionale, la mette giù così: «Se oggi dovesse partire un solo appalto Tav ci faremo sentire forte e chiaro. E uso il plurale perché so che siamo in tanti». L’ex ministro delle Infrastrutture e attuale capogruppo del Pd, Graziano Delrio, avverte: «Non c’è disposizione dei governi italiano o francese che impedisca la decisione e quindi un eventuale fermo dei bandi potrebbe configurare per la società stessa una complicità nel danno erariale».