Non aveva visto il forte rallentamento della crescita nelle previsioni del novembre scorso per il 2019. Per questo la Commissione europea ha dovuto correggere le sue stime al ribasso per molti Paesi membri. L’1,2% del Pil, precedentemente attribuito all’Italia per quest’anno, è stato ridotto fino a 0,2%, il livello più basso dell’Ue come negli anni scorsi. La Germania e l’Olanda seguono con gli attesi 1,8% e 2,4% del Pil ridotti rispettivamente a 1,1% e 1,7%. Gli effetti: la Borsa di Milano ha perso il 2,59% e lo spread ha toccato i 284 punti, ai massimi da due mesi.
Il commissario Ue per gli Affari economici Pierre Moscovici, presentando a Bruxelles le previsioni economiche intermedie (solo crescita e inflazione), ha detto che con l’Italia «non c’è nessuna ragione di accelerare», cioè di chiedere una manovra correttiva. Ha rinviato il confronto a dopo le elezioni Ue del maggio prossimo, come previsto nell’accordo sul bilancio 2019 concluso nel dicembre scorso. «Non vedo oggi la necessità di adottare manovre correttive», ha condiviso il ministro dell’Economia Giovanni Tria, intervenendo alla Camera dopo i dati negativi sul Pil, che hanno certificato una recessione tecnica per l’Italia. Per Tria un eventuale sforamento dell’obiettivo di deficit non toccherebbe il «saldo strutturale» e, quindi, «l’accordo con l’Ue». E «le misure di politica economica e sociale, che dispiegheranno il loro effetto progressivo nel corso dell’anno, consentiranno, già quando aggiorneremo la previsione macroeconomica ufficiale per il Def, nella seconda metà di marzo, di formulare una previsione più rosea di quella oggi prevalente».
Riguardo alle precedenti stime sbagliate, Moscovici ha ricordato che «le previsioni sono quello che sono, non sono dati di fatto reali, anche le altre istituzioni internazionali hanno dato il loro parere». Per l’Italia ha detto che «l’1% della Banca d’Italia era considerato credibile», ribadendo l’importanza del compromesso Roma-Bruxelles perché «abbiamo preso la decisione giusta, ha alleggerito le tensioni sui mercati» e «la situazione sarebbe stata peggiore senza l’accordo di dicembre sulla legge di bilancio 2019».
L’andamento dell’economia dell’Italia, per la Commissione, «è soggetta ad alta incertezza» e la recessione potrebbe essere «prolungata» a causa di fattori geopolitici e interni. «Non sembra che l’espansione keynesiana annunciata si materializzi in modo forte», ha commentato Moscovici. Il reddito di cittadinanza viene stimato in grado di aiutare la crescita in modo «marginale» (0,1% del Pil quest’anno, un po’ di più nel 2020, 0,8%). L’introduzione di Quota 100 non avrebbe impatto positivo nel 2019 e potrebbe perfino avere effetti negativi. Anche la decisione del governo di differire 3 miliardi di investimenti frenerebbe la crescita. Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha sottolineato «l’incertezza politica» come fattore negativo, in aggiunta a quelli internazionali alla base della decelerazione della ripresa nel 2019 all’1,3% del Pil nella zona euro.