L’indicazione delle stime è univoca. L’economia italiana nel 2019 registrerà una brusca frenata, resta da stabilire l’entità del rallentamento, ma i primi dati segnalano che il governo dovrà fronteggiare uno scenario ben diverso da quello tratteggiato in autunno, in sede di elaborazione e discussione della legge di Bilancio. Nelle ultime ore i bollettini economici hanno preso atto che le valutazioni sono ormai tutte al ribasso. Questa mattina la Commissione Europea certifica le stime per il 2019 sull’andamento del Pil (Prodotto interno lordo) nei paesi dell’Eurozona, Italia compresa. E le indiscrezioni circolate ieri prospettano per quest’ultima una radicale revisione con una crescita della ricchezza prodotta nel Paese intorno allo 0,2%, cifra che terrebbe, tra l’altro, conto delle misure contenute nella manovra. Un dato distante dalla stima della stessa Commissione, che lo scorso mese di novembre collocava l’avanzamento del Pil italiano all’1,2%.
Lo 0,2% segna il passo rispetto a tutte le previsioni finora elaborate: dall’1,5% del governo, indicato nella bozza finanziaria, all’1% illustrato nel negoziato per la legge di Bilancio, allo 0,6% calcolato più di recente da Bankitalia. Un quadro sul ciclo economico italiano che fatica a trovare riscontro nelle parole del vice premier, Luigi Di Maio, che ha prospettato un «nuovo boom economico» o nelle previsioni del premier, Giuseppe Conte, che confida di centrare un aumento del Pil dell’1,5%.
A inchiodare la capacità di crescita italiana stabilmente al di sotto dell’1% nel corso dei prossimi anni è anche il Fondo monetario internazionale, che conferma il taglio delle stime e fissa a +0,6% la stima per il 2019, a +0,9% la previsione per il 2020, e ancora a un valore tra 0,6-0,7% nei successivi tre anni. Il report degli economisti di Washington contiene anche l’aggiornamento al ribasso del dato relativo al 2018, un esercizio che secondo il Fondo sarà archiviato con una crescita del Pil dell’1% e non più dell’1,2. Al di là dei numeri il Fondo ha inoltre valutato le misure varate dal governo giallo verde. Sul reddito di cittadinanza il giudizio è critico, poiché i «benefici sono relativamente più generosi al Sud,dove il costo della vita è più basso, con l’implicazione di maggiori disincentivi al lavoro così come — specifica il documento — di rischi di dipendenza dalla misura di welfare». La riserva sul sussidio voluto dal M5S è espressa aggiungendo che «sebbene i benefici siano finalizzati ai poveri, quelli aggiunti si riducono troppo rapidamente al crescere dei componenti del nucleo familiare, penalizzando le famiglie più numerose mentre i pensionati sono trattati in modo preferenziale. Controlli adeguati saranno essenziali per la verifica dei destinatari del reddito».Il responso su Quota 100 è meno severo, ma dal Fondo notano che i meccanismi per il pensionamento anticipato sono stati «allentati notevolmente. Questo potrebbe aumentare il numero dei pensionati, ridurre la partecipazione al mercato del lavoro e la crescita potenziale, e aumentare i già elevati costi pensionistici». La frase che più colpisce, leggendo lo staff report sull’Italia, è però quella dove il Fmi esplicita che le debolezze strutturali italiane potrebbero avere effetti contagiosi su scala globale. «Uno stress acuto in Italia potrebbe — precisa il documento — spingere i mercati globali in territori inesplorati». Osservazioni che spingono il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, a intervenire per replicare:«Apprezziamo l’equilibrio delle valutazioni sulla crescita economica del paese. Non condividiamo invece altri giudizi. Il rapporto sottovaluta la necessità di sostenere la crescita in Italia e il ruolo delle politiche adottate». A supporto del governo arriva anche la nota sulla congiuntura dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che per il secondo semestre 2019 prevede una ripresa del Pil, anche per effetto della legge di Bilancio. «La domanda aggregata — sottolinea la nota — riprenderebbe gradualmente vigore, in misura più intensa a partire dall’estate, sostenuta dalle misure espansive previste nella manovra». Intanto, il Tesoro fa il pieno di ordini con un record di 41 miliardi di euro per il collocamento sindacato del nuovo Btp a 30 anni.