Com’era prevedibile, la visita-spettacolo di Salvini al cantiere di Chiomonte della Tav ha riaperto la polemica sulla realizzazione della ferrovia veloce Torino-Lione, anzi si potrebbe dire che è stata organizzata apposta. Salvini ha sostato a lungo di fronte all’ingresso del tunnel geognostico, scavato per verificare le condizioni della montagna e l’eventuale presenza di materiali pericolosi (non trovati) come uranio e amianto. Poi lo ha attraversato a bordo di una macchina, s’è fermato in fondo a parlare per riconfermare che l’opera va ultimata e che fermarla costerebbe di più che completarla.
Da Roma Di Maio, la viceministra Castelli, storica attivista No Tav, e il sottosegretario Di Stefano rispondevano piuttosto stizziti a quella che considerano l’ennesima provocazione del vicepremier leghista. E Di Maio arrivava a negare che gli scavi siano cominciati, non considerando tali, ai fini della decisione da prendere, i lavori per la realizzazione di quello visitato dal ministro dell’Interno.
In realtà Salvini e Di Maio sanno benissimo che la ripresa dei lavori della Tav non è all’ordine del giorno, e si può scommettere che non lo sarà fino al 26 maggio, giorno delle elezioni europee, così come fino alla stessa data difficilmente verrà resa nota la fantomatica analisi costi-benefici, ufficialmente pronta da settimane ma la presentazione della quale viene rinviata di continuo anche se secondo il contratto di governo e il ministro delle Infrastrutture Toninelli, proprio su questa dovrebbero essere basate la valutazione politica del da farsi e le eventuali modifiche al progetto. Ancora una volta infatti i due alleati del governo giallo-verde sono interessati, non alla soluzione del problema che li divide, ma all’occupazione dei due campi opposti di opinione pubblica – pro e contro Tav -, che ieri hanno reagito alle sollecitazioni. Così il consenso espresso dagli imprenditori alla promessa salviniana che le grandi opere ripartiranno e il dissenso manifestato dai No Tav rispetto all’iniziativa del ministro dell’Interno confermano che in qualche modo, per quelli che erano gli obiettivi dei due alleati-avversari, l’operazione è riuscita, anche se un’altra giornata è andata perduta sul fronte tormentato della Tav.