Giornata milanese, ieri, per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.Una giornata particolare. Con i dati sull’andamento del Pil in arrivo oggi come convitato di pietra nelle diverse occasioni di confronto con il mondo produttivo della «capitale economica». A partire dall’apertura delle contrattazioni di Borsa in Piazza Affari. Passando per la visita al presidente della Camera di Commercio Carlo Sangalli. Per finire con l’incontro con il numero uno di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina.
È chiaro a tutti che da oggi i numeri dell’Istituto di statistica potrebbero certificare la recessione tecnica. Davanti all’aristocrazia imprenditoriale di Assolombarda, la prima territoriale di Confindustria — in prima fila da Gianfelice Rocca a Diana Bracco, da Marco Tronchetti Provera a Letizia Moratti — il premier cerca di andare già oltre. Ammettendo che in effetti «probabilmente domattina (oggi, ndr) potrebbe uscire una nuova rilevazione Istat con una contrazione del Pil nel quarto trimestre». Ma secondo Conte non bisogna drammatizzare. Al contrario, è necessario costruire quel clima di collaborazione e fiducia tra governo e imprese che finora non è mai del tutto decollato.
D’altra parte con le nubi che si addensano all’orizzonte collaborazione e unità d’intenti diventano più preziose che mai. Proprio mentre il premier parlava a Milano, tra l’altro, l’ufficio parlamentare di Bilancio metteva in evidenza come «il conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica» sia soggetto a «rischi e incertezze che riguardano il quadro macroeconomico». In particolare, l’Ufficio parlamentare di Bilancio segnala come nel 2020-21, «il raggiungimento del rapporto deficit/Pil sia interamente affidato alle clausole di salvaguardia su Iva e accise». Ma «alla luce di quanto avvenuto in passato, la prospettiva di sostituzione delle clausole appaia, perlomeno, di realizzazione complessa». Anche perché «la spesa residua aggredibile, rappresentata in buona parte dalla spesa sanitaria, sarebbe oggetto di riduzioni consistenti». Come dire: una via d’uscita indolore non esiste, o sale l’Iva o si taglia la spesa sanitaria. Ma il vicepremier Matteo Salvini ignora l’allerta e invia messaggi rassicuranti: «Lo spread è ai minimi da sei mesi, c’è grande richiesta di Bot con rendimenti in diminuzione e fiducia dei consumatori italiani in crescita: tutti ottimi segnali, lavoriamo per migliorare ancora».
Nonostante la complessità del momento il premier ieri ha fatto il possibile per far partire il rapporto con l’élite produttiva del Paese su basi nuove. Improntate su tre parole chiave: collaborazione, positività e fiducia. Conte non è preoccupato per l’andamento dell’export italiano perché «quando finirà la guerra dei dazi tra Usa e Cina recupereremo le posizioni». E poi c’è per tutti «una possibilità di riscatto nel secondo semestre dell’anno». Basata anche sulle riforme che il governo ha intenzione di varare per facilitare la vita alle imprese: nuovo processo civile, riduzione della burocrazia, investimenti per la messa in sicurezza del territorio. Conte riconosce davanti agli imprenditori che «forse questa non è la legge di Bilancio che avreste voluto». Moltiplica i segnali di apertura. Ma fa anche notare alle imprese che questo governo mantiene solido il suo consenso.