All’Università di Bologna sono andati 130 milioni per ampliare i campus.La Roboze, società di Bari leader nella produzione di stampanti in 3D, ha ricevuto 3 milioni per potenziare i laboratori di ricerca. Poi c’è MotorK, azienda milanese che produce piattaforme digitali per il settore auto: 30 milioni. La bolognese Marposs, apparecchiature di misurazione di precisione, ha ricevuto 37 milioni per progetti di ricerca e sviluppo. E poi ci sono i big come Enel: 115 milioni per la mobilità elettrica. «Un euro su sei di finanziamenti della Bei nella Ue è andato all’Italia, che insieme alla Spagna sono i primi beneficiari» tra gli Stati membri: Dario Scannapieco, vice presidente della Banca europea per gli investimenti e presidente del Fondo europeo per gli investimenti (Fei), ha presentato i numeri 2018 dell’istituto europeo.
Lo scorso anno sono stati investiti in Italia quasi 8,5 miliardi di euro, per un valore complessivo degli investimenti sostenuti di 27,1 miliardi (pari all’1,6% del Pil). Hanno potuto beneficiare dei fondi 77.582 Pmi italiane, ovvero relativi 897.429 posti di lavoro. «Nel 2018 abbiamo assistito a un forte cambio di attività della Bei — prosegue Scannapieco — con maggiore vicinanza alle imprese, anche piccole». E questo perché «il piano Juncker ci ha permesso di cambiare pelle e di assumere rischi nell’equity mentre prima non era possibile». Scannapieco ha preso in considerazione gli ultimi dieci anni: «La Bei è cambiata, siamo passati dai mega progetti a progetti sul territorio. Prima agiva da sola, ora mette a sistema le risorse europee, nazionali e private». Negli ultimi dieci anni, tra il 2008 e il 2018, il gruppo Bei ha erogato finanziamenti in Italia per 108 miliardi, sostenendo investimenti del valore superiore a 300 miliardi, di cui ne hanno beneficiato 289 mila Pmi per 6,7 milioni di posti di lavoro creati o mantenuti. Inoltre, grazie al piano Juncker, a fine 2018 in Italia sono state approvate operazioni per 9,6 miliardi e 55,7 miliardi di investimenti sostenuti.
«Le risorse non sono scarse, servono le competenze. In Italia mancano i progetti fatti bene, per questo abbiamo migliorato il nostro servizio di consulenza per poter velocizzare l’uso dei fondi strutturali europei». In quest’ottica, ha detto Scannapieco, «siamo pronti ad affiancare il governo se ce lo chiederà, mutuando le best practice europee e spiegando quali, secondo noi, sono le soluzioni migliori nella costituzione di una cabina di regia per le infrastrutture e gli investimenti». Per Scannapieco serve una riqualificazione della spesa pubblica per gli investimenti e la loro targettizzazione. È necessario puntare su una «partnership con la Pubblica amministrazione, con le Regioni, il Mise e il Miur, con cui c’è un rapporto profondo». La cabina di regia permette di «affrontare la struttura finanziaria più adeguata».
In contemporanea a Bruxelles il presidente della Bei, Werner Hoyer, ha presentato i risultati complessivi del 2018. Quanto alla Brexit, ha spiegato che il capitale della Bei che verrà meno con l’uscita della Gran Bretagna «sarà pienamente rimpiazzato dai restanti stati membri» e per questo «non sarà necessaria nessuna iniezione di capitale» in quanto verranno utilizzate le riserve della stessa Bei.