La Banca d’Italia ormai «non ci prende» più con le proprie stime sul Pil e addirittura manipola le previsioni in base al governo di turno? Se la banca centrale fosse una persona e non un’istituzione, si potrebbe dire che essa fa spallucce al vicepremier Luigi Di Maio che l’altro ieri ha deriso le previsioni di palazzo Koch che annunciano l’arrivo della recessione economica. E per ora la Banca non replica nemmeno all’accusa più grave. «Quando c’erano quelli di prima facevano stime al rialzo, ora le fanno al ribasso», ha detto Di Maio. Un silenzio, quello scelto dal governatore Ignazio Visco, a difesa dell’autonomia dell’istituzione e del suo rigore scientifico, che non possono essere messi in discussione da polemiche di giornata.
Del resto, gli attacchi dei 5 Stelle alla Banca d’Italia vengono da lontano. E hanno investito direttamente lo stesso Visco quando, nel 2017, si trattava di decidere se confermarlo governatore per altri sei anni. I grillini si opposero con tutte le loro forze e se non fosse stato per l’asse tra l’allora premier, Paolo Gentiloni, e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avrebbero pure potuto farcela, visto che anche l’allora segretario del Pd, Matteo Renzi, era per cambiare. Confermato nell’ottobre del 2017, il governatore porta avanti il suo secondo e ultimo mandato che scade a ottobre del 2023, cioè oltre il termine naturale della legislatura (primavera del 2023). Sulla carta, una situazione sufficientemente tranquilla.
Ma è chiaro che con l’arrivo al governo della maggioranza pentaleghista qualcosa è cambiato nei rapporti tra Banca d’Italia ed esecutivo. Nel senso che, a differenza del passato, tolti gli interlocutori istituzionali, cioè il presidente del consiglio e il ministro dell’Economia, gli altri dicasteri, in particolare quelli guidati dai 5 Stelle, ignorano la banca centrale: non chiedono conforti statistici né proposte quando si tratta di mettere a punto i loro provvedimenti. È stato così anche sul decreto sul «reddito di cittadinanza» e «quota 100», messo a punto sotto la regia dello stesso Di Maio.
Certo, Bankitalia non è abituata ad essere ignorata o peggio contrastata da un superministero economico come quello che dirige il capo dei 5 Stelle ( Sviluppo e Lavoro), ma l’importante per la banca centrale è che funzionino appunto i rapporti con Palazzo Chigi e col Tesoro. Cosa che puntualmente accade. Le relazioni col Tesoro sono costanti e proficue. Il governatore e il ministro Tria si sentono spesso e si vedono regolarmente sia in incontri pubblici sia riservati. E gli staff del ministro e del governatore hanno tra loro una consuetudine di lunga data. Ma anche con un personaggio nuovo come Giuseppe Conte i rapporti sono fluidi. Basti dire che il premier ha voluto come suo consigliere economico un alto funzionario della Banca d’Italia: Piero Cipollone, vice direttore del dipartimento circolazione monetaria e bilancio. Un economista che, dopo l’assunzione a palazzo Koch, ha lavorato per 15 anni proprio nel prestigioso Servizio Studi ora sotto attacco di Di Maio.
Quel Servizio Studi che si fa vanto proprio del modello econometrico sviluppato fin dal 1963 col concorso di studiosi del calibro di Antonio Fazio, Paolo Baffi (poi divenuti governatori), Paolo Savona (attuale ministro degli Affari europei) e Franco Modigliani (premio Nobel per l’economia). Modello composto da circa 750 equazioni riferite a più di mille variabili. E dal quale scaturiscono anche le previsioni sul Pil. Che, tra l’altro, è facile constatare non si discostano di solito da quelle dei maggiori previsori internazionali, dal Fmi all’Ocse.
Anche fra Visco e Conte ci sono incontri, pur se meno frequenti che con Tria. L’ultima volta, a dicembre, è stato il premier ad andare a palazzo Koch. Lo scorso ottobre Conte ha anche fatto passare in consiglio dei ministri la conferma, su proposta di Visco, del vicedirettore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Ora però si profila un nuovo passaggio delicato. A metà febbraio scade un altro vicedirettore generale: Luigi Signorini, che Visco manda di solito in audizione in Parlamento per fare le pulci alle manovre di Bilancio. Anche in questo caso Visco propone la conferma del vicedirettore e non è mai accaduto che il governo abbia bocciato i desiderata del governatore. In teoria, non dovrebbero esserci problemi. Visco gode comunque del sostegno di Mattarella e nel governo ha un ottimo rapporto anche col ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi.
Lo scoglio, alla fine, sono sempre i 5 Stelle. Per esempio: ci sono altre due nomine proposte da Bankitalia, ovvero la conferma di Riccardo Cesari e Alberto Corinti all’Ivass, l’autorità di vigilanza sulle assicurazioni. Nomine che spettano a Conte, ma sentito il ministro dello Sviluppo, cioè Di Maio. Guarda caso sono ferme dal 31 dicembre.